
Giubileo senza telefono nella metro C. Da Pantano a San Giovanni – le due stazioni ora alle estremità della linea che, se tutto fila liscio, entro una decina di anni si allungherà fino alla Farnesina con tappe a Colosseo e piazza Venezia – manca la copertura sotterranea per i cellulari che, così, restano muti e senza traffico dati. Un cono d’ombra che riguarda anche i sistemi di videosorveglianza e che fa emergere un problema sicurezza per l’Anno Santo. Tanto che il Campidoglio accelera sull’infrastruttura per accendere più telecamere e più luci, aumentando la vigilanza: «Proveremo a dare copertura entro l’anno del Giubileo», dice il dg Paolo Aielli.
«Buchi di copertura in tutta la città»
«Appena siamo arrivati abbiamo trovato buchi di copertura in tutta la città. Così, per primi in Italia, abbiamo deciso di lavorare sul 5G partendo dalla priorità per il Giubileo, la metro A che porta a San Pietro: adesso la nuova rete superveloce è attiva da piazza Vittorio a Cipro», spiega il direttore generale del Campidoglio, che ha in mano il dossier con l’obiettivo di «accelerare per dare copertura a tutte le metro entro quest’anno».
Perché al momento, nelle stazioni e nelle gallerie della linea C, la più innovativa con il suo sistema driverless a guida meccanizzata, lo smartphone non va per niente. Zero tacche sulla linea e traffico dati bloccato: impossibile telefonare per comunicare un ritardo così come per lanciare un allarme o segnalare un reato. Un cono d’ombra che ingoia anche le telecamere di ultima generazione, destinate a rimanere spente in assenza del sostegno del 5G.
Rischio criminalità
E questo, in termini soprattutto di sicurezza, può essere un problema visto che, in estate, il Giubileo sposterà il baricentro dei suoi eventi nel quadrante est della Capitale — come a Tor Vergata per le giornate dedicate ai giovani, a cavallo tra luglio e agosto —, proprio quello servito dalla linea C senza copertura per lo smartphone. Si rischia, per esempio, che il nugolo di borseggiatori che da anni bersaglia gli utenti della metro approfitti del «buio» di telefonini e occhi digitali per scatenarsi sui passeggeri, pellegrini o residenti che siano. O che magari il salto del tornello diventi la prassi. Servono, cioè, più illuminazione e vigilanza sulle banchine e nelle gallerie, oltre che lo scatto delle forze in campo con le pattuglie speciali Polmetro promesse dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
La corsa per il 5G nella metro: «Copertura totale entro il 2025»
E infatti — ora che, dopo un anno di trattative, c’è lo sblocco dell’accordo con gli operatori (Tim, Vodafone e Iliad) riuniti sotto la bandiera di Inwit, il primo tower operator italiano —, si corre per attuare anche sotto terra ciò fino allo scorso ottobre valeva solo in superficie: l’accordo da 97,7 milioni (del Pnrr) con il colosso canadese Boldyn Network per mettere in connessione tutta la città, sottosuolo compreso.
Così il Campidoglio può continuare a installare antenne e apparati anche sotto la metro dato che gli operatori possono finalmente procedere a «illuminare» i dispositivi, irradiando il segnale che serve a dare più sicurezza. Cercando, però, di bruciare le tappe del cronoprogramma originale che segnava la copertura totale 5G della metro A entro il 2024, della linea B entro fine 2025 e della C entro giugno 2026, sei mesi dopo la chiusura della Porta Santa che sancisce la fine del Giubileo.
Rete fondamentale per la sicurezza
In tutto 83 stazioni e 68 chilometri di gallerie da rendere visibili e più vigilate. Con un focus che vale l’accelerata per la metro C, la linea più fragile e meno sicura perché totalmente oscurata. «La rete è fondamentale – chiude Aielli -: mette in connessione le persone e ci permette di erogare servizi avanzati per la città». Quello per avere più sicurezza in cima in lista.
Andrea Arzilli, corriere.it