Il mercato dei crediti deteriorati (Npl, Non-performing loans) in Italia si avvia verso una nuova fase. Dopo anni caratterizzati da maxi-cessioni e operazioni straordinarie, le banche italiane stanno cambiando approccio, puntando sempre più su una gestione interna dei crediti a sofferenza. Questa strategia sembra portare a un aumento dei tassi di recupero e una maggiore stabilità dei prezzi nelle vendite. Secondo il rapporto annuale della Banca d’Italia, il 2023 ha visto la chiusura di posizioni a sofferenza per circa 9 miliardi di euro. Questo dato, seppur significativo, segna un netto calo rispetto al 2022, anno in cui le banche hanno eliminato dai bilanci sofferenze per un totale di 22 miliardi di euro.
Negli ultimi anni, il sistema bancario italiano ha affrontato diverse sfide: dalla necessità di ridurre drasticamente la mole di crediti deteriorati, fino alla gestione dei prestiti garantiti dallo Stato durante l’emergenza Covid-19. Ora, però, l’orizzonte sembra più stabile. La ratio di chiusura delle sofferenze nel 2023 è stata di circa 1,6 volte il valore dei nuovi ingressi, un risultato inferiore rispetto al 2022. Questo dato è comunque indicativo di una gestione attenta: le sofferenze chiuse rappresentano il 44% delle posizioni in essere a fine 2022, rispetto al 64% registrato nel 2022.
Uno dei cambiamenti più evidenti è la riduzione delle grandi cessioni sul mercato. Le banche sembrano preferire un approccio più graduale e in-house, puntando a recuperare direttamente una parte maggiore dei crediti deteriorati. Questa strategia non solo riduce i costi associati alla vendita degli Npl, ma permette anche di mantenere un maggior controllo sui processi di recupero e, in alcuni casi, ottenere risultati economici migliori. In parallelo, il mercato degli Npl mostra una maggiore stabilità nei prezzi, segno di una maturazione del settore. La qualità degli asset, infatti, sembra essere migliorata grazie alle operazioni di pulizia dei bilanci condotte negli anni scorsi.
di Riccardo Emanuele Eustor