Mercoledì 27 novembre, alle 19:00, nel laboratorio della Fondazione Mondadori, a Milano (via Marco Formentini, 10), un tributo a un gigante, a un fuoco che non si è mai spento, quello di Andrea G. Pinketts. È un atto di memoria ed è il riconoscimento a chi ha saputo sfidare la convenzionalità della letteratura (nel suo aspetto peggiore che si fa metodo, aspirazione a premio letterario e in secondo luogo a trionfo da classifica). A quarant’anni dal suo debutto con Lazzaro, vieni fuori, Pinketts ha lasciato un segno suo. Con un’energia che non conosceva limiti, l’autore milanese ha forgiato una lingua che non si rifugiava nel dramma dell’intrattenimento, ma interrogazione, provocazione, riscatto da un presente che è pura narrativa di serie b. Ecco, l’avanguardia letteraria che portava in sé non era un gioco di forme, ma una continua sfida al lettore: entrare nei suoi mondi e mettersi faccia a faccia con il disagio, con l’assurdo, con l’introspezione più scomoda. La sua opera non è solo una narrazione, è un’esperienza, un tuffo nel mistero che ci avvolge. La sua scrittura è un atto d’amore per l’esistenza, per l’incertezza che la attraversa, una sfida al banale, al prevedibile, al già visto. Pinketts, con la sua lingua cruda e senza fronzoli, ha rivelato una verità spesso nascosta dietro i veli del quotidiano. A questo incontro, parteciperanno alcuni degli intellettuali che più hanno amato e studiato la sua opera: Gaia Manzini, Giacomo Papi e Omar Pedrini, ognuno con la sua testimonianza di fronte a un mito che continua a vivere nel cuore di chi non ha mai smesso di cercare il vero nella finzione. Non saranno solo chiacchiere: sarà una riscoperta dell’avanguardia di Pinketts, la sua capacità di mettere in scena l’abisso, la follia, la carne viva della realtà. E quale luogo migliore, se non questo, per tornare a cercare quella verità che solo lui sapeva rendere così cruda, così affascinante, così unica? L’incontro, pensato per chi lo ha letto, per chi ne ha amato l’ironia corrosiva, per chi ha respirato il suo stile crudo e diretto, non è solo un momento di riflessione intellettuale, ma un vero e proprio tributo a un maestro che non ha mai ceduto alla tentazione della mediocrità. Ecco, il suo mondo, seppur senza facili soluzioni, è ancora lì: ad aspettare chi saprà affrontarlo, senza paura. Zero nostalgie e menate varie, il multiverso esiste e da qualche parte Pinketts ancora scrive.