La dichiarazione dei redditi precompilata verrà estesa anche alle imprese e ai lavoratori autonomi. Ciò consentirà di ridurre i costi amministrativi e di adempimento per tali categorie di contribuenti. Il tutto in un’ottica di semplificazione del rapporto tra il fisco ed i contribuenti migliorando ed ampliando, al tempo stesso, gli strumenti e i canali di comunicazione che l’amministrazione finanziaria mette a loro disposizione. Previsti anche ulteriori incentivi per i pagamenti elettronici dei tributi e la velocizzazione dei tempi di erogazione dei rimborsi fiscali richiesti dai contribuenti. È quanto previsto nell’atto di politica fiscale 2023-2025, firmato il 17 maggio 2023 e trasmesso al senato il 23 maggio 2023, dal ministero dell’economia nella parte dedicata ai servizi resi ai contribuenti (si veda ItaliaOggi di ieri). La vera scommessa del fisco del prossimo futuro è dunque l’estensione della platea dei contribuenti che potranno sfruttare i vantaggi della dichiarazione precompilata. Nei prossimi anni, si legge testualmente nell’atto di indirizzo 2023-2025, la dichiarazione precompilata dovrà diventare il metodo ordinario per la dichiarazione dei redditi, non soltanto per i pensionati e i lavoratori dipendenti (attuale 730-precompilata) ma anche per le imprese e i liberi professionisti.
Grazie all’estensione dei precompilati anche a tali categorie di contribuenti, per i quali è già partita nel 2022 la dichiarazione iva precompilata per 2,4 milioni di partite iva, si potranno ottenere tutta una serie di benefici che vanno dalla semplificazione degli adempimenti, alla riduzione del rischio di errori, fino al risparmio di costi amministrativi e di adempimento.
Se le precompilate prenderanno il largo, coinvolgendo anche le imprese individuali e i liberi professionisti, questi ultimi potranno quindi ridurre i costi amministrativi che fino ad oggi hanno sostenuto per farsi assistere da operatori specializzati in materia fiscale.
L’amministrazione finanziaria, secondo quanto si legge nel suddetto atto di indirizzo, si candida al ruolo di nuovo consulente dei contribuenti in una logica che può rendere più competitive le imprese italiane rispetto al contesto internazionale, riducendone i costi legati agli adempimenti fiscali. Rispondono a tale logica anche gli strumenti che verranno messi a disposizione dei contribuenti al fine di supportarli nella fase di predisposizione ed invio della dichiarazione, nonché nel pagamento dei tributi dovuti. Anche l’istituto dell’adempimento collaborativo, l’interpello sui nuovi adempimenti e il nuovo concordato preventivo su base biennale, rispondono alla logica di semplificazione del rapporto fra fisco e contribuenti e del risparmio dei costi correlati agli attuali adempimenti. Per raggiungere tali obiettivi, davvero ambiziosi, è necessario però migliorare la qualità dei dati e delle informazioni a disposizione del fisco. Per questo l’atto di indirizzo prevede la necessità di migliorare il sistema informativo del patrimonio immobiliare italiano, una delle banche dati dell’anagrafe tributaria ritenuta fra le meno affidabili, e la riduzione dei c.d. “falsi positivi” che caratterizzano a tutt’oggi molte delle segnalazioni di compliance inviate ai contribuenti italiani.
A favore delle imprese si prevedono anche ulteriori servizi che verranno messi a loro disposizione, valorizzando il patrimonio informativo del sistema della fiscalità per favorirne l’accesso al credito tramite l’istituto del pegno mobiliare non possessorio.
A favore delle imprese e, più in generale di tutti i contribuenti, l’atto di indirizzo contiene anche l’impegno da parte dell’amministrazione finanziaria, di migliorare i tempi di risposta delle segnalazioni alla stessa pervenute nonché di lavorare tempestivamente i rimborsi fiscali accelerando i relativi pagamenti.
L’Agenzia delle entrate si candida dunque al ruolo di consulente, ovviamente a costo zero, dei contribuenti. Non solo di quelli che hanno redditi di lavoro dipendente o di pensione ma anche delle imprese e dei liberi professionisti. I prossimi due anni ci diranno se tali obiettivi fissati nell’atto di indirizzo saranno stati, in tutto o in parte, raggiunti.
I dati delle dichiarazioni precompilate relativi all’ultima tornata annuale (2021) ci dicono che la strada da percorrere per il fisco italiano è davvero in salita. Soltanto 967mila modelli 730 precompilati su 23,2 milioni predisposti, è stato infatti inviato, senza modifiche, da parte dei contribuenti interessati. Anche sul fronte della prima dichiarazione iva precompilata le sensazioni raccolte non sono confortanti per il fisco. Nella maggioranza dei casi i dati iva precompilati erano infatti errati o comunque incompleti.
Avventurarsi nella precompilazione dei modelli redditi di imprese e professionisti appare, tenuto conto di quanto sopra, un traguardo difficilmente raggiungibile, almeno nel breve periodo.
Il messaggio contenuto però nell’atto di indirizzo 2023-2025 è forte e chiaro e come tale va raccolto: nel prossimo futuro il modello ordinario di dichiarazione dei redditi sarà il precompilato.
Andrea Bongi, ItaliaOggi