Gli Stati Uniti potrebbero presto approvare il valore terapeutico delle sostanze psicotrope e droghe attualmente illecite, come l’ecstasy, o MDMA, aprendo la via a una nuova branca di trattamenti di medicina psichedelica. A questo curioso argomento è dedicato un approfondimento della rivista Nature, nel quale si ripercorrono alcune delle domande associate a queste pratiche e alle possibilità per la clinica e la medicina. “Il 2023 – osserva Rick Doblin, presidente e fondatore dell’organizzazione no-profit Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS) – potrebbe essere l’anno in cui il governo degli Stati Uniti approverà l’utilizzo di sostanze allucinogene per il trattamento delle malattie mentali. Non credo ci saranno troppi ostacoli, i risultati dei nostri lavori sono davvero incoraggianti”. Il ricercatore ha trascorso gran parte del proprio percorso accademico a valutare la possibilità che l’MDMA possa migliorare i sintomi delle persone con disturbo da stress post-traumatico (PTSD). In particolare, i sostenitori di questi approcci ritengono che le droghe psichedeliche permettano alle persone di affrontare i propri traumi, limitando le risposte di fuga psicologica. “Il meccanismo è simile a quello che avviene quando si assume alcol – spiega Doblin – ma i giusti dosaggi di sostanze psicotrope non inducono la stessa confusione e l’oblio che si sperimentano quando si raggiunge lo stato di ubriachezza”. Una serie di studi clinici condotti dalla sua organizzazione sembra avvalorare tale teoria. MAPS prevede di chiedere alla Food and Drug Administration (FDA) statunitense l’approvazione all’utilizzo di un farmaco psichedelico come trattamento per il PTSD dopo la pubblicazione dei risultati che emergeranno dall’ultimo trial clinico. Nel frattempo, lo spostamento verso la medicina psichedelica si sta verificando anche al di fuori degli Stati Uniti. A febbraio, si legge nell’articolo, l’Australia ha approvato l’ecstasy come trattamento per il disturbo da stress post-traumatico, anche se sono state poste numerose limitazioni. Alcuni ricercatori sperano che l’FDA possa prendere in considerazione il valore terapeutico di ulteriori sostanze, come ketamina, ayahuasca, LSD (acido), psilocibina e altre in fase di sviluppo. Secondo le stime attuali, il mercato degli psichedelici potrebbe valere più di 8 miliardi di dollari entro il 2028. I funzionari di MAPS precisano però che sarà necessario prevedere rigorosi regimi di controllo per garantire la sicurezza dei pazienti, che dovranno essere seguiti anche attraverso un percorso di psicoterapia. “Molte persone potrebbero beneficiare di un approccio innovativo alla medicina psichedelica – sostiene Amy Kruse chief investment officer presso la società di venture capital Satori Neuro, nel Maryland – penso che un’opzione di trattamento aggiuntiva possa essere positiva per chi soffre di disturbi mentali”. L’approvazione di un farmaco da parte della FDA richiede generalmente due protocolli di sperimentazione in doppio cieco con un gruppo a cui viene somministrato un placebo. In questo caso, però, medici e pazienti stessi riuscivano a capire quali partecipanti avessero ricevuto i farmaci psichedelici. “Senza un vero controllo con placebo – osserva Erick Turner, psichiatra dell’Oregon Health & Science University di Portland – la sperimentazione di uno psicofarmaco produrrà quasi certamente risultati positivi. I pazienti sanno cosa stanno ricevendo e ci credono, per cui potrebbero insorgere bias dovuti a tale conoscenza”. In uno studio del 2017, Doblin ha ideato un protocollo ad hoc, in cui i sintomi dei partecipanti venivano valutati a posteriori da psicologi che non sapevano chi avesse assunto il farmaco. “Il nostro approccio – sottolinea Doblin – si basa sulla convinzione che i risultati positivi possano essere ottenuti non dall’MDMA, ma grazie alla competenza di terapisti altamente qualificati che utilizzavano la droga. Farmaco e percorso psicologico sono inscindibili”. Un portavoce della FDA ribadisce che l’agente regolatore generalmente non è in grado di considerare le applicazioni esistenti o potenziali. Altro motivo di preoccupazione riguarda i problemi di sicurezza dei pazienti, che devono essere tutelati da personale professionale e qualificato. Una piccola percentuale di terapeuti ammette di essere stata coinvolta sessualmente con i clienti durante o dopo la terapia, nonostante le linee guida etiche lo vietino. Questo legame (consensuale e non) potrebbe inficiare significativamente i risultati del trattamento. L’American Psychological Association (APA) ha pubblicato una dichiarazione nel 2022, sostenendo che “l’associazione sostiene la ricerca continua e la scoperta terapeutica sugli agenti psichedelici, ma i trattamenti dovrebbero essere approvati dalle autorità di regolamentazione a seguito di controlli attenti e puntuali”. “Non abbiamo ancora elementi sufficienti – dichiara Stephen Bright, psicologo presso la Edith Cowan University di Perth, in Australia, che sta reclutando un numero più ampio di partecipanti per un trial volto a esaminare gli effetti dell’MDMA – per stabilire la sicurezza e l’efficacia della medicina psichedelica”. Secondo alcuni esperti, inoltre, il monopolio di MAPS in ambito di farmaci psicotropi potrebbe provocare una discrepanza notevole tra l’azienda e il resto dei gruppi impegnati nella stessa direzione. Anche su questo punto, però, il dibattito risulta ancora molto aperto. “L’esempio di MAPS – osserva Kruse – potrebbe incentivare altre aziende a sviluppare e brevettare sostanze chimiche alternative simili, stimolando l’innovazione. panorama del disturbo da stress post-traumatico è piuttosto ampio e non credo che in questa situazione possa emergere un solo protagonista”. “La nostra azienda si trova sul filo del rasoio tra capitalismo e filantropia – conclude Doblin – abbiamo gettato le basi per l’approvazione dei medicinali psichedelici come trattamento per le condizioni di salute mentale. Lo scopo finale, a prescindere dal guadagno di MAPS, deve restare il benessere dei pazienti”.