Sulle frodi Iva italiane gli occhi puntati della procura europea (Eppo). Nel 2022 sono state condotte attività investigative su 66 frodi Iva legate all’Italia per 2,7 miliardi di euro, rispetto ai 167 casi per 6,7 miliardi totali in 22 paesi dell’Ue. Quasi il 40% del valore dei casi Iva seguiti riguarda quindi l’Italia. A livello europeo il valore complessivo delle frodi ha toccato quota 14 miliardi.
È quanto riporta la relazione annuale sulle attività della Procura europea che nel 2022 mostra una chiara attenzione alle frodi comunitarie che colpiscono le entrate pubbliche, in particolare le frodi transfrontaliere in materia di Iva. Alla fine del 2022, l’Eppo, in totale, aveva 1117 indagini attive con danni complessivi stimati a 14,1 miliardi di euro, di cui quasi la metà (47%) derivanti da frodi sull’Iva. Nel 2022, l’Eppo ha ricevuto e trattato 3318 segnalazioni di reato e ha aperto 865 indagini. Inoltre, i giudici hanno concesso il congelamento di 359,1 milioni di euro in indagini dell’Eppo (rispetto ai 147,3 milioni di euro del 2021), il che rappresenta più di sette volte il budget dell’organizzazione per il 2022.
Per quanto riguarda il valore totale di casi indagati, anche in questo caso l’Italia segna il record con indagini per 3,2 miliardi di euro, a seguire Portogallo (3 miliardi), Romania (2 miliardi), Germania (1,8 miliardi) e Belgio (1,2 miliardi). A fine 2022 erano attive 285 attività investigative legate all’Italia per un valore totale di 3,2 miliardi di euro, mentre, lo stesso anno, le indagini italiane aperte dalla procura con sede in Lussemburgo sono state 265 per un valore totale di 2 miliardi di euro.
I procuratori delegati europei costituiscono l’Eppo e operano a livello decentrato nei 22 stati membri dell’Ue partecipanti. La loro attenzione si concentra sulle frodi che coinvolgono fondi Ue per oltre 10.000 euro e frodi transfrontaliere sull’Iva che comportano danni superiori a 10 milioni di euro. In totale sono state ricevute 3318 segnalazioni di reato. La percentuale di segnalazioni provenienti da privati è del 58%.
Per raggiungere il suo pieno potenziale, spiega la Procura, il regolamento Eppo deve essere rivisto al più presto su diversi aspetti critici. Oltre alla necessità di semplificare la complessità amministrativa dell’Eppo e di correggere, ad esempio, la norma sulla sostituzione parziale del suo collegio, l’Eppo deve essere in grado di esercitare la propria competenza per reati come il contrabbando alle stesse condizioni in tutti gli stati membri partecipanti. In caso contrario, le organizzazioni criminali hanno la possibilità di sfuggire all’azione penale più incisiva semplicemente trasferendo le loro attività in un altro paese. Inoltre, le norme relative alla cooperazione transfrontaliera tra procure delegate europee, e in particolare il regime di autorizzazione giudiziaria degli atti di indagine, sono già oggetto di chiarimenti da parte della Corte di giustizia europea, con il rischio di un arretramento rispetto all’acquis comunitario in materia di cooperazione giudiziaria.
Matteo Rizzi, ItaliaOggi