Quasi il 67% dei sardi pensa di essere in sovrappeso e il 49,8% non considera il proprio peso adeguato. È quanto emerge dal secondo report sulle abitudini alimentari in Sardegna che, tra aprile e luglio scorsi, ha coinvolto un campione di 536 persone, delle quali il 53,4% ha affermato di avere un’occupazione, l’8,8% di essere in stato di disoccupazione, il 17,2% di essere studente, il 9,3% di essere pensionata e il 7,6% una casalinga.
La paura di ingrassare affligge il 61,4% degli interpellati. La maggioranza ha ammesso che ha teso a mangiare di più quando si sentiva arrabbiata (32,3%) o annoiata (25,6%), ma ha anche sottolineato che quando è capitato di mangiare più del dovuto si è sentita felice (44,6% dei casi), arrabbiata (20,9%), triste (18,7%) o spaventata o ansiosa (15,8%).
Lo studio, realizzato nell’ambito del progetto ‘Eat Sardegna’, con il contributo della Regione e la collaborazione di un team di professionisti, ha esaminato l’impatto del Covid sulle tendenze nutrizionali della popolazione sarda, dalla pandemia fino a oggi, oltre che il ruolo dello sport nell’impostazione di una dieta sana.
I risultati sono stati illustrati questo pomeriggio all’Ex Manifattura Tabacchi di Cagliari.La maggior parte degli intervistati (58,2%) ha ammesso di non seguire una dieta, mentre tra coloro che la seguono (il 41,8%), il 60% ha riferito di essersi affidato a un nutrizionista o a un dietologo (12,7%).
Il 22,7%, invece, ha dichiarato di seguire una dieta, ma in modo autonomo, senza il supporto di alcun professionista del settore.
“Mettendo a confronto i risultati della ricerca dell’anno scorso con quella di quest’anno”, spiega Giosuè Bravo, esperto in nutrizione e tra i curatori del secondo report sulle abitudini alimentari dei sardi, “l’attuale campione sembra considerare più positivamente il proprio peso, anche se in entrambe le ricerche la maggior parte esprime una valutazione del proprio peso sulla base esclusivamente di quanti chili segna la bilancia. Resta costante il fatto che la maggioranza non segua una dieta e, per chi la fa, il fatto di farsi seguire da un professionista. Nell’attuale ricerca la maggior parte delle persone non ha paura di ingrassare, aspetto invece emerso nell’altro studio, dove le persone ritenevano di dover migliorare la propria forma fisica”.
Secondo Bravo, “tra le due ricerche è cambiata anche la preoccupazione rispetto al cibo: mentre prima era emersa come principale motivazione la paura di ingrassare, adesso la principale motivazione è di essere preoccupati per la propria salute”. Il 52,5% degli intervistati non ritiene che il proprio comportamento alimentare sia stato condizionato maggiormente dal periodo di limitazioni dovute alla pandemia e il 53,4% ha dichiarato di non avere pensato più spesso al cibo durante le restrizioni per il Covid-19.
In base al report, sempre durante il periodo delle limitazioni per l’emergenza sanitaria, la maggioranza degli intervistati il 43,3% ha risposto di non aver praticato alcuna attività fisica, il 38,4% di averla praticata in autonomia, il 9,5% di averla fatta seguendo delle lezioni online e, infine, l’8,8% seguendo tutorial gratuiti.
Alla domanda sul cambio di peso durante l’emergenza, il 56,1% dei soggetti ha spiegato di avere registrato variazioni. Di questi, il 24,1 % è aumentato più di 3 chili, il 17,4% è aumentato di uno o due chili e il 14,6% ha affermato di aver perso tra 1 e 2 chili.
Il 72,8 % degli intervistati ha dichiarato anche di non aver mai saltato i pasti, a fronte del 17,2% che ha detto di averlo fatto occasionalmente, e del 10,1% che l’ha fatto spesso.
Il 70,3% del campione ha spiegato di consumare uno o due frutti al giorno, mentre il 13,2% ha dichiarato di non consumare alcuna porzione di frutta durante la giornata. La restante parte, rispettivamente il 10,3% degli intervistati e il 6,2%, ha detto di consumare 3 e più porzioni di frutta al giorno.
Per quanto riguarda le verdure, il 40,1% degli intervistati ha affermato di consumarne due porzioni al giorno, il 35,4% di mangiarne solo una porzione, mentre il 17,5% di consumare più di due porzioni di verdura al giorno. La restante parte, il 6,9%, ha detto di essere abituata a non mangiare alcuna porzione di verdura quotidiana.
Lo studio ha preso in considerazione anche la relazione tra la tecnologia e abitudini alimentari. Il 50,4% ha detto di avere trascorso tra le 2 e le 4 ore davanti ad un videoterminale, il 25,7% dalle 5 alle 8 ore, il 15,5% oltre le 8 ore e solo l’8,4% non ne ha fatto uso. È emerso, inoltre, che il 59,3% ha ritenuto di aver trascorso più tempo rispetto al periodo precedente alle limitazioni dovute al Covid e nella maggior parte dei casi, il 53,2%, di averlo fatto per noia, il 39,9% per rimanere in contatto con amici, parenti e conoscenti e il 35,2% per motivi di lavoro che, in alcuni casi, si è trasformato in smartworking.