Le sfide del futuro si possono affrontare solo unendo le forze in Europa. A partire dalla salute. Sono le tesi emerse dal convegno ‘Pandemie, strategia farmaceutica e transizione ecologica’ organizzato da GEA e Eunews, con il patrocinio dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia e della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, in corso a Roma presso il Royal Space di Via Merulana. Un evento pensato “per capire come affrontare le sfide del momento e come farlo insieme all’Unione Europea – ha spiegato in apertura Vittorio Oreggia, direttore di Gea -. Pandemia, caro bollette e guerra preoccupano tutti. In questo momento la cosa più importante è rimanere uniti e pensare all’unione vuol dire pensare all’Unione Europea. Che cosa saremmo senza l’Europa? E che cosa potremmo essere se l’Europa fosse ancora più unita?”. A rispondere a queste domande i relatori, in presenza e da remoto, a partire da Fabrizio Spada, responsabile relazioni istituzionali ufficio di collegamento in Italia dell’Europarlamento: “La salute era partita come materia concorrente in Europa, ora invece sta diventando il centro di tutte le politiche europee perché abbiamo capito che le emergenze possono essere affrontate meglio se uniti. Dopo la pandemia il consenso verso l’Ue è schizzato al 68 per cento, questo dimostra che i cittadini hanno compreso e apprezzato l’intervento dell’unione su vaccini e contrasto al Covid. Questo deve spingerci tutti a chiedere più potere all’Unione Europea, attraverso la revisione dei Trattati fondanti per modificare gli argomenti di competenza nazionale ed europea, ad esempio le politiche militari, di sicurezza, estera. Un embrione di cambiamento è stata la Conferenza sul Futuro dell’Europa ma dobbiamo ancora fare molto”. Un punto di vista condiviso da Antonio Parenti, Direttore della Rappresentanza della Commissione UE in Italia, che ha specificato come “Per delineare una nuova strategia di transizione ecologica o sanitaria dobbiamo uscire da un’ottica di tutela del preesistente e pensare, invece, a una nuova visione per dare risposte serie a consumatori e imprese. Le nuove sfide necessitano una risposta comune, perché è impensabile pensare di affrontare le sfide da soli. L’Unione Europea della salute non è un sogno e oggi, in qualche modo, già esiste perché da anni l’Ue finanzia la ricerca in campo medico a livello europeo, inoltre operiamo tutti in un unico mercato europeo e l’acquisto comune di vaccini ha fatto fare dei passi in più. Quindi ciò che è da decidere oggi è quale Europa della salute vogliamo, che cosa possiamo produrre nei Paesi a noi collegati”. Le novità in arrivo dall’Ue sono state ripercorse da Sandra Gallina, Direttrice generale Health and Food Safety della Commissione europea, secondo la quale “durante il Covid abbiamo visto un problema di mancanza di preparazione. Per questo la Commissione ha lanciato a dicembre un grande pacchetto che si chiama ‘Unione della salute’, approvato definitivamente ora ad ottobre. Una delle novità più importanti è senza dubbio la dichiarazione di emergenza. Da ora in poi l’Ue avrà il ora potere di dichiarare lo stato di emergenza senza dover aspettare l’Oms. Una buona notizia, perché così potremo dotarci di mezzi in tempo utile contro un’eventuale pandemia e non essere costretti ad attendere. Importante anche il rafforzamento del mandato dell’Ema, rafforzando soprattutto parte che attiene la rapidità delle autorizzazioni, e l’ideazione di una task force che andrà negli Stati membri più fragili per aiutarli in caso di possibili pandemie”. Diversi i panel nel corso della giornata. Il primo, dedicato alla ‘Gestione delle pandemie e risposta alle emergenze sanitarie: la nuova Authority UE e il rapporto con gli Stati membri’ ha visto la partecipazione del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e dell’eurodeputata Alessandra Moretti, che ha sottolineato come “molte minacce alla salute pubblica travalicano i confini nazionali e devono quindi coinvolgere necessariamente l’Europa. Nell’Unione abbiamo un grande tema legato ai diritti e alle discriminazioni, ci sono ancora troppi Paesi europei nei quali l’accesso alle cure e ai farmaci non è garantito a tutti nello stesso modo, quindi dobbiamo lavorare sui sistemi di sanità pubblici per garantire a ogni cittadino il diritto di ricevere le giuste cure. L’Europa deve mantenere il suo impegno per garantire la salute di tutti, la strategia adottata con il piano di vaccinazione è la strada giusta”. “I dibattiti tra scienziati, così come li vediamo oggi in tv tra virologi, sono sempre esisti – ha spiegato il consigliere scientifico del ministero della Salute per la pandemia da Covid-19 Walter Ricciardi, intervenendo al secondo dibattito, ‘Affrontare le pandemie: il dialogo tra scienza e cittadini’ -. Il fatto che siano traslocati nell’arena dei social media ha contribuito alla diffusione delle teorie infondate perché in rete anche chi dice qualcosa di non suffragato dal metodo scientifico è ascoltato, per il semplice fatto che le persone amano dare credito a ciò che vogliono sentirsi dire. Il tema della presunta ritrosia ai vaccini è un falso problema. Solo il 2 per cento italiani è ideologicamente contro vaccini, il 20 per cento si dichiara timoroso e con loro dobbiamo dialogare. La campagna vaccinale è andata molto bene e posso dire che non ci saranno mai più lockdown o chiusure proprio perché ci sono i vaccini”. Fil rouge del dibattito, la volontà di unire le forze per rispondere alle sfide dell’attualità, come sintetizzato dal direttore di Eunews Lorenzo Robustelli: “La cosa importante dell’Ue non è il passato comune, ma la voglia di affrontare il destino che abbiamo deciso di condividere con scelte uniche per il futuro”.