La povertà prima di tutto. Ma anche l’insicurezza alimentare. Il collasso del sistema sanitario. La crisi climatica e quella psicologica. Sono le grandi paure degli italiani secondo quanto emerge dalla ricerca ‘Poveri noi – Il Terzo Settore e la sfida dei nuovi bisogni, dopo i tre anni che hanno sconvolto il mondo’, promossa dal Non Profit Lab dell’Istituto Nazionale per la Comunicazione con l’obiettivo di fotografare l’impatto che pandemia e guerra hanno generato sugli italiani e nel mondo del non profit. Il sondaggio, alla sua prima edizione, si è rivolto sia all’opinione pubblica, tramite una rilevazione Doxa, che più specificamente al Terzo Settore, attraverso un questionario che ha indagato l’impatto della crisi sulle iniziative di progettazione, comunicazione e raccolta fondi su un campione di addetti ai lavori operanti in 70 organizzazioni non profit. I risultati della ricerca, patrocinata da RAI per la Sostenibilità – ESG, sono stati presentati giorni fa presso la sede Rai di viale Mazzini a Roma alla presenza di Roberto Natale, direttore Rai per la Sostenibilità – ESG; Pasquale De Palma, presidente Inc; Paolo Mattei, vicepresidente Inc; Rossano Bartoli, presidente Lega del Filo d’Oro; Ileana Bello, direttrice Amnesty International Italia; Alessandro Betti, direttore della raccolta fondi Telethon; Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr Italia; Paolo Ferrara, direttore Terres del Hommes Italia; Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia. Tre persone su dieci indicano nel rischio povertà la paura maggiore. È un’Italia che si scopre più fragile quella che emerge dalla ricerca dell’Inc, caratterizzata da un impoverimento progressivo della popolazione. Ma, allo stesso tempo, fiduciosa nella risposta del Terzo Settore. Insieme alle preoccupazioni per il futuro, infatti, aumenta anche la generosità.
Le donazioni per cause legate all’attualità sono cresciute e rappresentano oggi il 52% del totale. Una generosità emergenziale definita come un “effetto long Covid” che si è diretta principalmente a realtà istituzionali e sanitarie, svantaggiando parallelamente le Onp per le quali il popolo dei donatori si è contratto in un anno dal 14,3 al 12%. A fronte di questi cambiamenti, le organizzazioni non profit hanno continuato a investire moltiplicando i canali. A partire dalle campagne di raccolta fondi televisive tramite numeri solidali. Oltre il 60% delle Onp ne ha fatto richiesta negli ultimi tre anni. Il non profit è poi sempre più digitale, con un incremento delle promozioni on line da parte delle onp che si muovono principalmente su Social ADS (91,5%), Dem (75%) e Google ADS (68%). I risultati del sondaggio ‘Poveri Noi – Il Terzo Settore e la sfida dei nuovi bisogni, dopo i tre anni che hanno sconvolto il mondo’ sono stati raccolti in un volume che, accanto ai dati, dà spazio anche ad alcuni contributi provenienti dalle organizzazioni del Terzo Settore, con approfondimenti specifici su salute, povertà, infanzia, ambiente, ricerca e diritti umani. “La Rai e il Terzo Settore condividono lo stesso obiettivo di coesione sociale. Lavoriamo su due fronti diversi, ma andiamo nella stessa direzione. Ecco perché, al di là dell’attenzione manifestata dal servizio pubblico attraverso le singole raccolte fondi e campagne di sensibilizzazione, è importante che si stabilizzi un tavolo di consultazione permanente tra il servizio pubblico e l’insieme dell’associazionismo” ha spiegato Roberto Natale presentando la ricerca a Roma. “L’indagine nasce per aiutare chi opera nel Terzo Settore a cogliere l’attualità e le modifiche in corso della società, per saperli anticipare e quindi rispondere al meglio, con analisi e soluzioni. Cambiano i linguaggi e quindi cambia anche come riuscire a farsi ascoltare” ha aggiunto Pasquale De Palma. “L’accesso ai vaccini è uno dei fattori di vulnerabilità maggiore, a fine 2021 solo il 10% della popolazione degli stati a basso reddito era stata vaccinata” ha ricordato Ileana Bello per Amnesty International Italia. Per Giuseppe Onufrio di Greenpeace Italia “superare la dipendenza dalle fonti fossili” è una delle chiavi per “ridurre i rischi di conflitti e promuovere la salute del pianeta, legata alla nostra” mentre Telethon ha posto l’accento sulla “necessità di potenziare i sistemi di sorveglianza rispetto all’emergenza di epidemie e inquadrare tutto in una dimensione di coordinamento non solo nazionale”. “In Europa vivono 30 milioni di persone affette da 800mila malattie rare. Per rispondere ai loro bisogni è necessario operare a livello sovranazionale” ha spiegato la direttrice generale Francesca Pasinelli.