Palermo, Catania e Messina restano in fondo alla classifica sull’occupazione e in cima a quella sui tassi di disoccupazione. Lo confermano i dati dell’Istat, diffusi dall’ufficio statistica del Comune di Palermo.
Nel capoluogo siciliano nel 2021, gli occupati, pari a 180 mila, sono aumentati del 2% rispetto al 2020, quando erano 176 mila. Nel 2020, anno in cui è esplosa la pandemia, si era invece registrata una diminuzione degli occupati del 2,7% (dai 181 mila occupati del 2019). I dati, diffusi dall’ufficio statistiche del Comune, sono dell’Istat. Il tasso di occupazione, pari al rapporto fra gli occupati (15-64 anni) e la popolazione residente (15-64 anni), nel 2021 è risultato pari al 42,5%, in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2020 e di 1,2 punti percentuali rispetto al 2019. L’aumento del tasso di occupazione è da attribuirsi, più che ad un aumento degli occupati (che anzi sono diminuiti di mille unità), ad una diminuzione della popolazione residente. Nel confronto con le altre grandi città, si nota la netta contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di occupazione che vanno dal 61,6% di Venezia al 70,4% di Milano, e le città del Mezzogiorno, con tassi di occupazione che vanno dal 35,1% di Messina al 52,8% di Bari (città, quest’ultima, che tende sempre più ad avvicinarsi ai valori delle città del centro-nord). Le tre grandi città siciliane sono, insieme a Napoli, agli ultimi posti della classifica: Palermo 42,5%, Catania 38,7% e Messina 35,1%. Differenziando l’analisi per genere, emerge che l’aumento degli occupati registrato a Palermo nel 2021 è da attribuirsi unicamente alla componente femminile, passata da 70 mila a 74 mila (valore più alto anche rispetto al 2019, quando le donne occupate erano 71 mila), mentre gli occupati di sesso maschile nel 2021 sono rimasti fermi a quota 106 mila (lo stesso valore del 2020 e 4 mila unità in meno rispetto al 2019). Rimane tuttavia molto elevato a Palermo il gap occupazionale delle donne rispetto agli uomini: nel 2021 il tasso di occupazione maschile è risultato pari al 51,5% (+0,4 punti percentuali rispetto al 2020), mentre quello femminile (sia pure in aumento di oltre 2 punti percentuali rispetto al 2020) si è fermato al 33,9%, con una differenza di 17,6 punti percentuali. Più in generale, si osserva che anche nell’analisi per genere permane la netta contrapposizione fra le città del centronord (con tassi di occupazione più alti) e quelle del mezzogiorno (con tassi di occupazione più bassi). Si osserva inoltre che il gap occupazionale fra donne e uomini è più elevato nelle città del Mezzogiorno.
Il tasso di disoccupazione, pari al rapporto fra i disoccupati e la somma di occupati e disoccupati, nel 2021 è risultato pari al 20,9%, in aumento di 4,7 punti percentuali rispetto al 2020, e di 3,2 punti percentuali rispetto al 2019. Nel confronto con le altre grandi città, si nota anche in questo caso una contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di disoccupazione che vanno dal 3,9% di Bologna all’8,8% di Roma, e le città del mezzogiorno, con tassi di disoccupazione che vanno dal 20,9% di Palermo al 40,0% di Messina. Fa eccezione Bari, che con il 9,4% presenta un tasso di disoccupazione molto vicino a quello di Roma. Si osserva che il tasso di disoccupazione è in tutte le città del centro-nord (e a Bari) inferiore al 10%, mentre nelle città del Mezzogiorno (esclusa Bari) assume valori drammaticamente elevati: 20,9% a Palermo, 25,9% a Catania, 31,1% a Napoli e 40,0% a Messina.
La popolazione inattiva (tecnicamente “non forze di lavoro”) a Palermo, nel 2021, è diminuita del 10,8%, passando da 210 mila a 188 mila. Rispetto al 2019, quando ammontava a 208 mila unità, si registra invece una diminuzione del 10,0%.
Il tasso di inattività, pari al rapporto fra la popolazione non appartenente alle forze di lavoro (15-64 anni) e la popolazione residente (15-64 anni), nel 2021 è risultato pari al 46,0%, in diminuzione di 4,6 punti percentuali rispetto al 2021, e di 3,5 punti percentuali rispetto al 2019. Nel confronto con le altre grandi città, si nota ancora una volta la netta contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di inattività che vanno dal 24,5 % di Milano al 34,9% di Venezia, e le città del mezzogiorno, con tassi di inattività che vanno dal 41,2% di Messina al 47,4% di Catania. Nonostante la sensibile diminuzione registrata nel 2021, il tasso di inattività registrato a Palermo è il secondo valore più elevato fra tutte le grandi città (dopo Catania), drammaticamente vicino al 50%.