“L’uso di cannabis in Italia è enorme, anche se sicuramente sottostimato e non esattamente definibile perché non confermato da dati epidemiologici ufficiali. È interessante che questo consumo riguardi in percentuale rilevante l’età giovanile, fino ai giovanissimi. Questo rappresenta la peculiarità del fenomeno e l’elemento clinicamente più preoccupante perché è stato verificato che il quoziente intellettivo dei ragazzi che hanno iniziato ad assumere cannabis alle scuole medie è inferiore fino a 8 punti rispetto a coloro che non l’hanno assunta a partire da quell’età. Si sta dunque stratificando una generazione di consumatori di cannabis, in senso letterale, meno intelligente rispetto ai coetanei non consumatori”. Non usa giri di parole Giuseppe Bersani, psichiatra, professore associato di Psichiatria presso il dipartimento di Scienze e Biotecnologie medico-chirurgiche della Sapienza Università di Roma, membro del Comitato tecnico scientifico ‘Per la salute dei giovani’, entrato a far parte dei gruppi di lavoro dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Roma e provincia (Omceo Roma), intervenuto su Odeon tv per parlare degli effetti della cannabis sulla salute e dei miti da sfatare sul consumo di questa sostanza. Due, tra i tanti che ci sono intorno alla cannabis, i miti da sfatare secondo Bersani: “Il primo è l’innocuità della cannabis. La cannabis non è innocua- chiarisce fermamente- il fatto che venga considerata una droga leggera è un equivoco scientifico gravissimo, perché ha una potenzialità di indurre effetti tossici sull’organismo e soprattutto a livello cerebrale molto alta. La gamma degli effetti clinici che nel tempo possono manifestarsi è molto ampia. Potremmo rappresentare questa gamma come un iceberg, per cui c’è una punta di effetti emergenti e poi c’è un sommerso di disturbi che difficilmente emergono, ma accompagnano in modo inevitabile l’uso cronico di cannabinoidi”.