Il futuro del ciclo dei rifiuti a Roma, forse, passa da un termovalorizzatore, assieme ad un pacchetti di altri impianti che potrebbe finanziare il PNRR. Il presente però è meno prosaico e racconta di sacche di degrado legate all’ultima situazione di criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti, iniziata un mese e mezzo fa con il sequestro della discarica di Albano, destinata comunque allo stop entro giugno.
La scelta di Roberto Gualtieri, nella foto, di programmare la costruzione di un termovalorizzatore appare destinata a monopolizzare la discussione sui rifiuti a Roma per i prossimi mesi. Il passo avanti del sindaco ha rotto un tabù nel dibattito cittadino e creato fronti trasversali agli schieramenti politici in Campidoglio e Regione Lazio. E’ una decisione che nasce dalla constatazione della fragilità del ciclo cittadino dei rifiuti – non autosufficiente e con pochi impianti, appena 3 Tmb e un termovalorizzatore a San Vittore (in provincia di Frosinone) – soggetto a frequenti crisi di raccolta e smaltimento. Un ciclo che, sostanzialmente, non ha ancora trovato una valida alternativa dopo la doverosa chiusura della maxi discarica di Malagrotta, avvenuta ad ottobre 2013. Così, al primo inconveniente in un impianto o un sito di conferimento, la Capitale si trova alle soglie dell’emergenza. Con il Campidoglio che ogni anno spende circa 170 milioni di euro per trasportare in giro in impianti in Italia o a volte in Europa parti di lavorazione dei rifiuti. Per uscire da questo stallo, oltre al termovalorizzatore il piano del Campidoglio prevede una serie di impianti. Nelle scorse settimane Ama ha inviato le sue richieste nei bandi Pnrr per realizzare due biodigestori, due impianti di selezione del multimateriale e due per la lavorazione dei fanghi. Un possibile investimento da circa 230 milioni di euro. Nel frattempo, in questo quadro di fragilità uno dei comparti della filiera del decoro urbano maggiormente in sofferenza è quello dello spazzamento stradale effettuato da Ama, sul quale vengono riversate meno risorse del dovuto.
Alcune ditte private, invece, si occupano della cura del verde orizzontale e verticale, tra sfalci e tagli di rami: appalti ripartiti lentamente dopo lo stallo di anni seguito all’inchiesta sul ‘Mondo di Mezzo’, che ha riguardato parte di quelle gare.
Lo stesso sindaco ammette pubblicamente che la raccolta è migliorata ma non è ancora al livello accettabile. Ad ogni momento di difficoltà, i cassonetti traboccano e per giorni restano contornati dai sacchetti non raccolti. In centro, tra numero inferiore di residenti e maggiore attenzione al decoro, la situazione è ancora sotto controllo. Più ci si imbatte nelle periferie più la situazione peggiora. Nelle zone con maggiore concentrazione di locali serali la situazione si complica ulteriormente, perché la raccolta delle utenze non domestiche – bar, ristoranti, pub – nella scorsa consiliatura si è interrotta. Ora è attiva in centro e sta ripartendo tra Tuscolano e Pigneto.
Basta fare un tour per la città in questi giorni per osservare che la situazione di raccolta e spazzamento conta criticità in alcune zone. Da Tor Vergata a Boccea, passando per Settecamini, la Nomentana e Talenti. Non mancano sacche di sporcizia in terra anche al Trieste e nella zona di Furio Camillo, tra Appia e Tuscolana. Ama ha riattivato alcune spazzatrici meccaniche, ma i mezzi sono datati e soggetti a guasti. E’ in programma l’arrivo di una novantina di nuovi mezzi. Prossimamente invece Ama finalizzerà l’assunzione di 155 nuovi dipendenti, la maggior parte andrà ad occuparsi proprio dello spazzamento stradale.