Il 55° Rapporto Censis: “si stava meglio quando si stava peggio”

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L’ultimo Rapporto Censis riporta dati preoccupanti relativi alla situazione sociale Italian. Calo dei ritorni sugli investimenti a tema sociale, basso livello di crescita economica, diminuzione dei salari e gravanti conseguenze sulla salute e l’umore della popolazione, sono argomenti di rilevante importanza presi in questione.

Tra il 2020 e il 2021, i consumi delle famiglie italiane sono aumentate del 14,4%, grazie all’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia. Situazione gravante che ha obbligato i cittadini colpiti dal Covid-19 ad un forzato risparmio per circa un anno. A crescere esponenzialmente sono gli acquisti digitali, in particolare modo nel mondo del gaming e sulle piattaforme online. Il rapporto stima che i consumi saliranno alla fine del 2021 per un totale di 5.2%, dato che riporterà la spesa ai livelli registrati nel 2019.

La possibile ripresa economica per il prossimo biennio è ancorata ad un punto interrogativo, in considerazione dell’incertezza causata dalle variabili legate alle nuove varianti Covid-19, limitando la ripresa delle attività e della produttività delle aziende nel territorio italiano.

Il maggiore rischio è ancorato al possibile aumento incontrollato dell’inflazione: ottobre ha registrato un aumento dei prezzi di produzione del 20,4% su base annua, mentre gli incrementi per il settore energetico risultano essere elevati 80,5%, chimico 13,3% e manifatturiero 10,1%.

Il rapporto Censis mette in evidenza il comportamento delle famiglie italiane nel prepararsi ad affrontare un futuro negativo: solo il 15,2% dei cittadini ritiene infatti che la propria situazione economica porta migliorare nei prossimi anni, mentre il ben 56,4% crede che rimarrà invariata. Negli ultimi dieci anni il valore dei conti patrimoniale dei è calato del 5.3% a causa della riduzione del valore dei beni reali, registrata al 17%.

A calare è anche la fiducia nell’istruzione, 81% dei cittadini ritiene impossibile per i giovani trovare successo e riconoscimento per l’impegno posto nello studio, il 35% pensa che lauree, master e diplomi non siano altro che una grossa perdita di tempo in relazione alla considerazione della tesi secondo la quale “spesso finisce per rallentare la crescita lavorativa a causa del ritardato ingresso nel mondo del lavoro”.

Ad aumentare la visione pessimista insita nella maggioranza italiana è il fatto che l’Italia risulta rimanere l’unico paese europeo dove, dal 1990 ad oggi è protagonista di uno scenario che vede gli stipendi lordi in continuo callo (-2.9%). In Germania sale del 33.7%, Francia del 31.1%.
Il 70% dei giovani risultano essere preoccupati ed ansiosi del futuro che li attende.