
(di Tiziano Rapanà) Ormai il distacco con il ventaglio di novità dell’industria culturale odierna è netto. Non amo il passato e sono troppo giovane per innalzare il vessillo sdrucito dei bei tempi andati. La memoria è fallace e non mi fido dei resoconti altrui, obnubilati da legittime nostalgie. Ma ultimamente si produce musica, cinema, letteratura di fattura modesta. Sono costretto pertanto a riscoprire le gesta dei grandi. Per intenderci, ai Måneskin preferisco i T-Rex. Ultimamente mi sono interessato all’ultimo disco di Lucio Battisti, Hegel. Non ho capito un’acca dei testi e mi è piaciuto. Nessuna immagine che si insinuava fetente nella mente, nessun amorazzo andato più o meno a male, niente giuramenti d’amore eterno, di amore spensierato… amore di qua e amore di là, non ne posso più. Sul tema sentimentale si gioca il 90% della produzione musicale italiana. Anche Battisti ha cantato in lungo e in largo l’amore, descritto dalla penna felice del maestro Mogol. Come vedete, zero acrimonia per l’argomento. Ma che meraviglia e che sollievo ascoltare delle musiche ipnotiche corredate dai versi incomprensibili di Pasquale Panella. Più ascoltavo e meno capivo, più proseguivo nell’ascolto e più pensavo: boh! Che sollievo. Mentre quest’attualità mi appesantisce e mi fa penare. A curiosare nel presente, non mi diverto mai. Meglio Tex, re Artù, Dylan Dog e tutta la compagnia del regno della fantasia. La realtà è sconfortante, bisognerebbe abolirla: è noiosa, convenzionale, abitata da figuri manichei. Costoro predicano la complessità, ma non la praticano. Sono degli ottusi che non concepiscono un altrove possibile, nel modo di pensare e di intendere le cose. I faziosi che tifano per l’una o l’altra casacca non mi avranno. Non cederò mai all’adesione di pensieri già pensati da altri. Bisogna andare controcorrente. In questi giorni sui giornali, sui siti, in tv, leggo e vedo tante di quelle riflessioni banali che mi viene voglia di dormire. Trovo rifugio nelle storie avventurose di Tex, l’aquila della notte, che ristabilisce la giustizia nel selvaggio west. Tex, almeno tu, mi insegni ad andare oltre lo schema, di sfidare l’orizzonte. E anche tu mitico Dylan Dog, sei un maestro nell’insegnare con le tue storie che si debba essere nemici dell’ovvio, della prevedibilità. La convenzionalità è la piaga di questo secolo: evitarla è un dovere.