Se non si interviene sui cambiamenti climatici, a Milano nel 2040 le temperature estive saliranno di 1,1 gradi e le precipitazioni aumenteranno del 5%. E’ quanto emerso nel corso degli Stati Generali dell’Ingegneria, in programma nel capoluogo lombardo, dove si è affrontato il tema dei cambiamenti climatici e dell’ambiente urbano. La resilienza urbana è strettamente connessa al clima della città e alla sua variabilità ed implica una capacità di adattamento. Il clima dell’area metropolitana milanese rispecchia e interagisce con la complessità del tessuto urbano e con i consumi energetici che la caratterizzano e che cambiano sempre più rapidamente. Ed è proprio dall’ingegneria che può arrivare un fondamentale contributo per trasformare le città.”Se la temperatura globale a fine secolo aumenterà di 2 gradi rispetto al periodo 1986-2005, a Milano le massime estive da qui al 2040 saliranno in media di 1,1 gradi centigradi e le precipitazioni subiranno un incremento del 5%””, ha precisato durante i lavori Cristina Lavecchia, direttore Fondazione Osservatorio Metereologico Milano Duomo. Una stima che è stata ricavata dal sito interattivo della Ipcc (l’organismo intergovernativo sul cambiamento climatico). La Fondazione, in partnership con la Fondazione Ordine Ingegneri della Provincia di Milano, con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti e con la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, dal 2019 è capofila del Progetto ClimaMi, che si è concentrato in particolare sulle variazioni climatiche nel capoluogo lombardo negli ultimi 10 anni, con l’obiettivo di fornire a progettisti, professionisti, amministratori e comunità scientifica una maggiore conoscenza della climatologia urbana.
“Il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici è anche una questione di contenimento dei costi che potremo avere in futuro legati a eventi dovuti ai cambiamenti climatici”, ha detto Alessandro de Carli, della commissione Ambiente e Tutela del Territorio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Milano, evidenziando l’importanza che “il clima locale sia assunto come fattore determinante nelle attività professionali pubbliche e private quotidiane”. È dal 1980 che il clima anche a Milano sta cambiando: caratterizzato da una forte stazionarietà nei primi 80 anni del ‘900, negli ultimi decenni ha visto un costante aumento delle temperature sia massime sia minime e dell’intensità delle precipitazioni. Se tra il 1961 e il 1990 la media in centro a Milano era di 13,6 gradi, tra il 1975 e il 2004 è passata a 14 e tra l’98 e il 2018 è salita a 14,8. Ancor più marcato l’aumento d’estate: guardando solo alle medie massime, si è passati dai 33,1 gradi del trentennio 1961-1990 ai 34,7 di quello ’81-2010. Per quando riguarda le precipitazioni, se la quantità di pioggia annua resta la stessa, l’intensità però è aumentata con un tasso medio annuo del 14% e sono diminuiti i giorni di pioggia, con problemi anche di siccità che impattano sull’agricoltura.
Il trend è ancor più accentuato negli ultimi 10 anni, quelli su cui si è concentrato il Progetto ClimaMi. “Abbiamo studiato l’ultimo decennio, dal 2012 in poi, perché pensiamo che questi sono i dati che devono utilizzare i progettisti”, ha spiegato Lavecchia, sottolineando che siccome “il clima urbano dipende dalla sovrapposizione tra global warming e il contributo antropico locale, diventa fondamentale come progettiamo le nostre città, perché è proprio sulla forma, dimensione e utilizzo della città che possiamo agire in termini di adattamento e mitigazione”. Da qui il ruolo fondamentale degli ingegneri nell’adattarsi al cambiamento.