Dall’Osservatorio INPS sui dipendenti del settore privato, dove si analizzano le varie posizioni, compresi i lavori intermittenti (“a chiamata”) ed in somministrazione (tramite agenzie lavoro) emerge che la parità salariale appare ben lontana, con le donne che continuano a percepire stipendi più bassi degli uomini. L’Osservatorio mostra che, fra i lavoratori dipendenti del settore privato, la retribuzione media nel 2020 è stata pari a 20.658 euro con una media di 223 giornate retribuite. Lo stipendio aumenta al crescere dell’età fino alla classe 55–59 ed è costantemente più alto per gli uomini, che percepiscono in media 23.859 euro, contro i 16.285 euro percepiti dalle donne. Ne deriva che le donne in media hanno avuto retribuzioni del 31,2% inferiori a quelle degli uomini anche se il dato risente anche del numero di giornate retribuite, più basso per le donne.
A livello territoriale le retribuzioni medie nel 2020 presentano valori più elevati nelle due ripartizioni del Nord: rispettivamente 24.533 euro nel Nord-ovest e 21.942 nel Nord-est, con un forte divario rispetto alle ripartizioni del Mezzogiorno, contrassegnate anche da valori più bassi di numero medio di giornate retribuite nell’anno. Per i lavori “a chiamata” la retribuzione media annua è stata pari a 1.869 euro, ma aumenta all’aumentare dell’età, con la classe 60-64 anni che è arrivata a percepire in media 2.795 euro.
Per i lavori in somministrazione la retribuzione media annua è risultata di 9.252 euro, costantemente più alta per gli uomini (10.338 euro) che per le donne (7.691 euro). La classe di età con retribuzione media più alta per le donne è quella dai 30 ai 34 anni con 8.799 euro, mentre per gli uomini è quella dai 40 ai 44 anni con 11.212 euro.