Nella seconda bozza del documento finale della Cop26 di Glasgow, rivista con le osservazioni dei ministri, risulta essere sparito l’invito ad attivare entro il 2023 le risorse per i paesi in via di sviluppo, ovvero 100 miliardi di dollari l’anno.
La seconda bozza scrive di sollecitare “i paesi sviluppati a deliberare pienamente e urgentemente sull’obiettivo dei 100 miliardi di dollari e fino al 2025”, e sottolinea l’importanza della trasparenza nell’attuazione dei loro impegni.
Contiene, inoltre, un invito ai governi ad accelerare sulle fonti rinnovabili al fine di convogliare la produzione elettrica e discute in merito all’eliminazione del carbone e dei sussidi alle fonti fossili, sollecita i paesi sviluppati ad almeno raddoppiare le loro previsioni collettive di finanza climatica per l’adattamento dei paesi in via di sviluppo dal livello corrente al 2025.
Sono ancora vuoti i due paragrafi destinati, invece, al completamento del Paris Rulebook (le regole per attuare l’Accordo di Parigi) e alla trasparenza (le regole per comunicare i risultati di decarbonizzazione degli stati). Si tratta di due dei dossier molto importanti e oggetto di discussione a Glasgow.
Rispetto alla prima bozza rimangono l’obiettivo di puntare a rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale dai livelli pre-industriali (l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi), a tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45% al 2030 rispetto al 2010, e ad arrivare a zero emissioni nette di CO2 intorno alla metà del secolo. Inoltre, resta la richiesta di profonde riduzioni nelle emissioni di gas serra che non sono anidride carbonica.
Nella seconda bozza rimane l’invito all’aggiornamento urgente degli obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) per quei paesi che non lo hanno ancora fatto (l’Accordo di Parigi prevedeva l’aggiornamento nel 2020). Ma sparisce la previsione di un ulteriore aggiornamento entro la fine del 2022, presente nella prima bozza.