
Il consumatore di pasta biologica guarda all’origine della materia prima, predilige prodotti locali come garanzia di qualità, apprezza i richiami alla tradizione e ai sapori antichi, desidera un packaging riciclabile ed ecologico. Sono le principali indicazioni che arrivano da uno studio promosso dal Consorzio Marche Biologiche nell’ambito del progetto ‘Biodiversity2food’, realizzato dall’università Politecnica delle Marche per aiutare le aziende del settore a essere più competitive, rispondendo in modo efficace alle aspettative di chi sceglie il bio. Lo studio è stato realizzato su un campione molto profilato composto da consumatori biologici provenienti da tutte le regioni italiane, di età compresa tra i 16 e i 66 anni. Analisi preliminari sono state condotte anche attraverso focus group, in cui gli intervistati si sono confrontati sulle loro scelte di acquisto. “Il mercato del biologico – ha spiegato Francesco Torriani, presidente del Consorzio – presenta oggi notevoli opportunità: per coglierle è fondamentale che i produttori riescano a far percepire meglio la grande qualità del biologico marchigiano”. Dalla ricerca, realizzata all’interno del laboratorio di marketing agroalimentare della Politecnica delle Marche, emerge come la pasta di grano duro occupi un posto centrale nella dieta degli italiani. Nello scegliere un pacco di pasta, il consumatore biologico chiede che il grano abbia un’origine italiana e che la pasta sia anch’essa prodotta all’interno dei confini nazionali, meglio ancora se locale. Lo studio evidenzia che l’attributo locale è anche associato a una percezione di qualità superiore. Rispetto alle informazioni presenti in confezione, il consumatore chiede etichette chiare e ben visibili e c’è una preferenza per i pacchi che evocano la tradizione, l’artigianalità e i sapori antichi e genuini, mantenendo intatta la semplicità e l’estetica del design.
Chi compra pasta bio vuole anche poter vedere il prodotto all’interno, per questo apprezza la ‘finestra’ nel pacco che permetta di vedere il contenuto. Inoltre, il consumatore si aspetta che la pasta biologica abbia un packaging che spicchi sullo scaffale e che sia di materiale riciclabile e compostabile o comunque preferibilmente senza o con meno plastica. Dal punto di vista della comunicazione, sono risultati i più votati gli slogan legati alla filiera corta e alla trafilatura al bronzo. “Questi risultati – ha sottolineato Raffaele Zanoli, che ha coordinato la ricerca insieme a Simona Naspetti – forniscono ai pastifici biologici l’opportunità d’identificare meglio i segmenti a cui puntare: posizionare bene il prodotto potrebbe fornire a queste aziende l’opportunità di garantirsi una fetta nel mercato biologico della pasta ben più ampia incrementando i ricavi”.