Pechino sta lottando per contrastare la crisi energetica che sta vivendo la Cina, per fare questo ha ordinato ai minatori di carbone di estendere al massimo la produzione al fine di allentare la pressione della domanda e l’aumento dei prezzi.
Le materie prime energetiche, principalmente il carbone che viene impiegato per produrre elettricità, sono divenute esigue a causa della massiccia ripresa dell’attività industriale dopo il lockdown. Una carenza forte al punto da aver fermato la produzione in alcune province cinesi, come il Guagdong, che è un distretto industriale rinomato.
Quindi, il governo cinese ha ordinato alle 72 miniere presenti in Mongolia Interna di spingere l’output oltre la soglia consentita, rinforzando la produzione di carbone di quasi 100 tonnellate in più, pari a circa il 3% del consumo a fine termici. Sono coinvolte le città di Wuhai, Ordos e Hulunbuir, oltre alla Lega di Xilin Gol nella Mongolia Interna. La regione è la seconda in termini di produzione di carbone, con un output superiore ad 1 miliardo di tonnellate nel 2020, pari ad un quarto della produzione complessiva nazionale.
La decisione è stata presa dalle autorità locali nel definire un piano per l’approvvigionamento energetico invernale, come richiesto dal governo centrale, in linea con la carenza della materia prima.