Gli aiuti forniti all’economia “non possono durare per sempre”, ad un certo punto bisognerà iniziare a risanare i Bilanci e se anche vi siano ancora dei margini di tempo, al termine dell’Ecofin informale di oggi in Slovenia, a Brdo, il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Donbrovskis (nella foto) ha lanciato un input ai Paesi: “quando prepareranno i bilanci del 2023, dovranno tenere conto che la clausola di sospensione del Patto di stabilità verrà disattivata”.
Nulla che già non si sapesse, però bisogna considerare la realtà del nuovo contesto economico in cui avvengono queste considerazioni: la ripresa appare più forte di quanto previsto in precedenza. Questione che il lettone ha sottolineato in apertura del suo intervento.
In Europa “abbiamo segni di solida ripresa economica, i dati sul Pil del secondo trimestre sono sopra le attese e anche in estate la crescita è stata forte” ha commentato. E guardando ai livelli di Pil pre Covid (2019) “quest’anno o il prossimo tutti i paesi li ritroveranno e con differenze non così grandi come stimato all’inizio”.
I supporti pubblici all’economia “non possono durare per sempre – ha quindi proseguito – quando sarà il momento giusto bisognerà ridurre deficit e debiti di Bilancio”. Inoltre, Dombrovskis ha aperto alla discussione su alcuni elementi chiave delle regole di Bilancio. “Ora la questione è come transitiamo da questo ampio stimolo, assicurato durante la crisi, alla fase di ripresa: come esattamente verrà gradualmente rimosso. Per questo i Paesi hanno dei margini di tempo addizionali dato che la clausola generale di sospensione del Patto di stabilità resterà attiva nel 2022, ma quando prepareranno i bilanci del 2023 i paesi dovranno tenere conto che la clausola verrà disattivata”.
“Se si guarda alle condizioni per la riattivazione la nostra attesa era è che si sarebbero verificate nel 2022. Ora – ha detto il vicepresidente dell’esecutivo Ue – sembra che potrebbe accadere anche alla fine di quest’anno ma la nostra decisione non cambia”: il patto resterà disattivato anche su tutto il 2022. “Ma certamente non sarà disattivato nel 2023”.
Quando in autunno si aprirà il dibattito sul Patto di stabilità e di crescita “ovviamente il tema della golden rule” sull’esenzione degli investimenti, in particolare verdi e sostenibili, dai limiti delle regole di Bilancio Ue “in un modo o nell’altro sarà parte della nostra revisione, ma sul come esattamente dovremo vedere alla fine della nostra consultazione pubblica”.
E “un altro tema da vedere” è quello della regola sulla riduzione di un ventesimo l’anno della parte eccedente il 60% del debito-Pil “che può non essere realistica per i Paesi altamente indebitati, specialmente ora, dopo la crisi; quindi, dobbiamo lavorare a una regola che da un lato assicuri la riduzione del debito e che, dall’altro, sia realistica per tutti. Quindi ci saranno tanti temi da discutere ma questo dibattito deve ancora partire – ha concluso Dombrovskis – e ci occuperà per i mesi a venire”.
Tempo che secondo il ministro austriaco Gernot Blumel sarà più del previsto. Ha sostenuto che le regole attuali “hanno funzionato” e che hanno assicurato “anni di prosperità”. “Quindi, in generale – ha detto – penso che le regole vadano applicate”.
Al termine delle riunioni, il ministro dell’Economia italiano, Daniele Franco ha evidenziato come vi siano “visioni un po’ diverse. La cosa importante è che quando le regole riprenderanno a essere riapplicate, nel 2023, si sia a quel punto già pensato se e come introdurre dei cambiamenti”.
Paolo Gentiloni, il commissario europeo all’Economia, ha invece fatto un monito rispetto agli errori passati. “Dobbiamo imparare da quanto avvenuto nella crisi precedente, che in ha visto il livello degli investimenti pubblici calare gradualmente, fino a zero e in alcuni paesi a livello negativo. Possiamo averlo oggi? Penso che se siamo seri, sulla transizione ecologica” e altri temi “questo calo sia impossibile. Siamo all’inizio di un dibattito, quello che è certo è che non ci possiamo permettere una diminuzione degli investimenti simile a quella della crisi di 10 anni fa”.