(di Tiziano Rapanà) Il momento difficile che stanno vivendo i teatranti italiani credo lo si possa riassumere in un verso di una struggente canzone napoletana di inizio novecento, “Tu ca nun chiagne e chiágnere mme faje”. Gli operatori dello spettacolo soffrono perché le istituzioni si mostrano sorde al dolore degli artisti. E il pubblico non è da meno nell’esibire una robusta noncuranza per l’argomento. La vedo dura per la ripresa dei teatri e dei cinema in questo disgraziato Paese. A Roma, Silvano Agosti è stato costretto a chiudere il suo glorioso cinema Azzurro Scipioni, dopo quarant’anni di attività. Molti luoghi della cultura chiuderanno nell’indifferenza generale. Diffidate dalla retorica attorno alla giornata internazionale del teatro, che si festeggia oggi. Non andrà tutto bene per loro, così come per i proprietari di migliaia di esercizi commerciali aperti al pubblico. Immagino che molti degli acuti lettori di questo sito abbiano ben presente l’universo creativo della musica napoletana, quella bella di Libero Bovio, Ernesto Murolo. Mi piace pensare che sia così, siete intelligenti e curiosi e lo vedo dalle mail che ricevo. Non vi accontentate delle banalità odierne, del pop insulso à la page figlio di scelte di mercato, delle musichette leggerissime buone per essere canticchiate sotto la doccia. So già che riscoprirete su Youtube la straziante bellezza di Tu ca nun chiagne. Probabilmente preferirete la versione più nota, degli anni settanta, a opera del Giardino dei semplici. Quando vi accingerete ad ascoltare il brano, fatelo con un pensiero rivolto ai tanti operatori dello spettacolo che non possono tornare a fare il loro mestiere. Vi lascio con la speme che la canzone divenni l’inno di un settore martoriato e vilipeso. Nell’attesa ascolterò le meravigliose canzoni di Giulia Ananìa, perla di Labuan della musica d’autore nostrana. In uno ipotetico remake di Accattone di Pasolini, solo lei potrebbe interpretare la parte di Stella: l’ingenua ragazza dal cuore d’oro che tenterà, invano, di far cambiare vita all’impunito protagonista. Mentre vi scrivo, il cinema Azzurro Scipioni sta esalando il suo ultimo respiro. Agli estimatori e fan di quel luogo mitico, che la storia della cultura romana conserverà a memoria imperitura, consiglio di vedere un commovente video realizzato da Fulvio Abbate per la sua Teledurruti.