“In questi mesi ci siamo messi a disposizione, e continueremo a farlo, delle istituzioni e degli stakeholders coinvolti per offrire dei concept progettuali in linea con le politiche europee e nazionali, con le tempistiche del Pnrr e in grado di generare valore per il territorio. Nel farlo, abbiamo seguito due direttrici: l’utilizzo responsabile del mare, attraverso hub energetici offshore che integrano l’utilizzo di più tecnologie rinnovabili e la riconversione dei distretti industriali ad alta impronta carbonica già esistenti attraverso la gestione del ciclo della CO2, la produzione e l’utilizzo dell’idrogeno e di energie rinnovabili”. Lo ha detto Stefano Cao, nella foto, amministratore delegato di Saipem, nel corso della sua audizione presso le Commissioni riunite 5° e 14° del Senato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Saipem, ha aggiunto l’Ad, “ha individuato due poli energetici: uno nell’Adriatico a Ravenna (progetto Agnes) e l’altro in Sardegna. Il polo energetico nell’Adriatico sarà costituito da un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili in mare con una capacità superiore a 500MW. In particolare: un impianto eolico, un impianto solare fotovoltaico su fondazioni galleggianti, un sistema di stoccaggio energetico a batterie e la generazione di idrogeno verde in mare e in prossimità del porto, alimentato dalle stesse fonti rinnovabili. Prevediamo di evitare più di 550 mila ton/anno di emissioni di CO2. Si tratta – ha spiegato Cao – di uno dei primi progetti di eolico offshore del Mar Mediterraneo in fase di sviluppo ed il primo in cui idrogeno e fotovoltaico in mare saranno realizzati su scala commerciale. Per Agnes è già iniziato l’iter autorizzativo. una caratteristica fondamentale del progetto è il suo scarso, o quasi nullo impatto visivo dal momento che le pale eoliche saranno installate oltre le 10 miglia nautiche. Motivo per cui il progetto ha ricevuto il sostegno non solo delle istituzioni ma anche l’approvazione da parte delle associazioni ambientaliste. Il polo energetico in Sardegna avrà anch’esso una capacità superiore a 500MW evitando più di 500 mila ton/anno di emissioni di CO2. Oltre alle tecnologie impiegate per il polo di Ravenna, sarà prevista anche la produzione di energia sfruttando il moto ondoso, considerato la più grande fonte di energia rinnovabile inutilizzata del Pianeta”. L’obiettivo di Saipem, ha rimarcato Cao, “è contribuire al processo di decarbonizzazione di intere filiere produttive attraverso la cattura della CO2 dall’industria dell’Oil&Gas (sia onshore che offshore) e dalle industrie energivore quali ad esempio, le centrali elettriche, i cementifici, le acciaierie. Parte della CO2 catturata può essere riutilizzata negli stessi settori, mentre la porzione rimanente sarà trasportata attraverso una dorsale e stoccata in riserve esaurite sia in mare che a terra. È un modello di business che si basa sul concetto di distretto industriale in cui la cattura e l’immagazzinamento della CO2 avvengono in un perimetro che include sia gli emettitori che gli stoccaggi, tuttavia prevede anche la possibilità di trasporto della CO2 via nave presso hub di stoccaggio a distanze più grandi”. “Questo perché – ha proseguito ancora l’Ad di Saipem – gli emettitori della CO2 sono distribuiti sul territorio italiano, mentre le aree idonee allo stoccaggio sono limitate. Nei distretti industriali di Taranto e Brindisi la potenziale riduzione di CO2 è di circa 20 milioni di ton/anno (circa il 5,6% delle emissioni di CO2 in Italia)”. “Come già noto – ha detto Cao in cunclusione – siamo stati invitati dalla commissione di esperti appositamente costituita a illustrare il nostro progetto di attraversamento dello Stretto di Messina mediante un tunnel galleggiante sommerso. È un progetto non elegibile per i fondi del Next Generetion EU in quanto non realizzabile entro il 2026, tuttavia vorrei citarlo in quanto esprime la perfetta sintesi delle competenze in ambito sottomarino e di infrastrutture che Saipem intende mettere a disposizione e a beneficio del paese. In Saipem siamo abituati a gestire la costruzione di opere complesse con competenze trasversali di ingegneria e project management, sia nel settore energetico che delle infrastrutture”.