La Sardegna ‘invecchia’ e diventa sempre più terra di squilibri demografici e sociali. La sua popolazione diminuisce (stranieri a parte) e tende a concentrarsi sulle coste, accentuando l’ormai noto ‘effetto ciambella’, e attorno a Cagliari, mentre le zone interne si svuotano. Il tasso di disoccupazione (19,4% fra le donne, 20,3% fra gli uomini) è più alto rispetto alla media italiana. Inoltre, l’isola sconta un pesante gap di genere nel mercato del lavoro: eppure le donne rappresentano oltre il 59% dei laureati. Minima è la percentuale complessiva (poco più del 12%, cresciuta di soli 2 punti dal 2011) di coloro che hanno un titolo terziario e superiore: i sardi che hanno la sola licenza media sono il 35,7%, mentre il 30,3% ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o una qualifica professionale. È l’Istat a scattare un’istantanea pre Covid dell’isola in base all’ultimo censimento, con dati riferiti agli anni 2018 e 2019 e diffusi stamane. Altro dato preoccupante è l’indice di dipendenza strutturale, cioè la quota di popolazione in età non lavorativa rispetto a quella in età da lavoro (15-64 anni): la percentuale è del 56,3%, dato che scende al 21,6% fra gli stranieri. Negli ultimi otto anni la Sardegna ha perso 28 mila abitanti, a fronte degli oltre 300 mila guadagnati fra il 1951 e il 1981: al 31 dicembre 2019 erano in tutto 1 milioni 611.621, oltre 10.600 in meno rispetto all’anno precedente e ben -27.741 rispetto al 2011. L’emorragia si concentra, in particolare nell’Oristanese e nella provincia del Sud Sardegna. Al contrario, nei 17 comuni della Città metropolitana di Cagliari, che rappresentano appena il 5% della superficie regionale, si concentra oltre un quarto dei sardi: qui il numero di abitanti per chilometro quadrato è di 339, pressoché raddoppiato in 70 anni.
Con 151 mila residenti è Cagliari il comune più popoloso della regione, mentre Baradili, in provincia di Oristano, si conferma quello più piccolo, con appena 77. La popolazione con i titoli di studio più alti è concentrata a nel capoluogo e dintorni.
Le donne sono la maggioranza: 819.925, pari al 50,9% dell’intera popolazione, ma il loro tasso di attività è di oltre 16 punti inferiore rispetto a quello degli uomini (59,3%). In 162 Comuni su 377, invece, prevale la componente maschile: spiccano Villanovaforru (Sud Sardegna) e Siris nell’Oristanese, mentre paesi a netta prevalenza femminile risultano, sempre nell’Oristanese, Sennariolo (78%), Soddì (80,3%) e Flussio (832,1%). L’età media generale è salita a 46,8 anni, contro i 45,2 nazionale, ma il 24,4% dei residenti ha oltre 64 anni, percentuale che nel resto d’Italia è pari al 23,2%. Il comune più ‘giovane’ (si fa per dire) è Girasole, in Ogliastra, dove l’età media è di 41,4 anni, mentre quello più vecchio è Semestene (Sassari), dove si arriva a 58,8 anni. I bambini sotto i 10 anni sono diminuiti del 16% (-21 mila), rispetto al 2011, mentre i giovani fra i 10 e i 19 sono 9 mila in meno (-6,3%, contro +0,7% a livello nazionale). Netta anche la diminuzione (-16,7%) della fascia 20-29 anni. I ‘grandi anziani’ (over 85), invece, passano da 41 mila a 58 mila, con un balzo del 42,4%.
Gli stranieri sono aumentati in media del 6,9% l’anno, concentrati soprattutto a Cagliari e Sassari. La loro età media (37,4 anni) è inferiore di 9,7 anni rispetto a quella degli italiani. Quanto alla loro provenienza, circa la metà (48,1%) arriva dall’Europa, il 29,2% è originario dell’Africa, mentre dall’Asia e dalle Americhe arrivano rispettivamente il 17,6% e il 4,9% del totale. La comunità più numerosa è quella rumena, pari al 25,4% del totale degli stranieri residenti in Sardegna, seguita dai senegalesi con l’8,6% e dai marocchini, con l’8,2%.