Le opposizioni, intanto, vanno dal Presidente della Repubblica Mattarella

La crisi politica è ancora un rompicapo. Non è bastato, infatti, il passaggio parlamentare ad inizio settimana. Nonostante il Governo abbia ottenuto l’ok di Camera e Senato, specie a Palazzo Madama i numeri sono risicati. La vera partita – come molti analisti sostengono – è iniziata martedì sera, subito dopo che Conte aveva incassato i 156 sì per quella che è stata definita una maggioranza “raccogliticcia”,
arrivata con il sostegno di due forzisti, non in grado di traghettare il Paese in una fase così delicata, Mentre a Bruxelles attendono il piano italiano per il Next generation UE. Tradotto: tutto può ancora succedere.
Il Premier Giuseppe Conte nel pomeriggio di ieri è salito al Quirinale per un incontro “interlocutorio” con l’obiettivo, di riferire al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli sviluppi della crisi politica dopo il voto di fiducia di ieri. L’incontro è durato circa 50 minuti, poi il Presidente del Consiglio è rientrato a Palazzo Chigi.
Al momento, nessuna indiscrezione, ma totale consegna del silenzio, caldeggiata dal Colle. Gli ultimi due incontri una settimana fa, subito prima e subito dopo l’annuncio del ritiro della delegazione ministeriale di IV da parte di Matteo Renzi. Allora il Capo dello Stato aveva chiesto di “uscire velocemente dall’incertezza”.
Come ricostruisce il Corriere della Sera, le opzioni percorribili sembrano essere solo due: o Giuseppe Conte oppure elezioni anticipate. Dopo lo strappo di Matteo Renzi (che non ha comunque chiuso del tutto la porta) la maggioranza giallorossa vede solo due strade.” La prima, della quale il premier ha parlato nella serata di ieri con il capo dello Stato Sergio Mattarella, passa per un allargamento e rafforzamento dell’alleanza. E la seconda, il voto in tarda primavera, sarebbe la naturale conseguenza del fallimento del piano A”.
Sia PD che M5S continuano a chiudere alla possibilità di un Governo di unità nazionale come anche all’ipotesi di governo politico con Renzi e senza Conte.
SEGNALI DA IV – “Conte si era preso una settimana per formare una maggioranza al Senato. Non ci è riuscito. Non so se sia la strada giusta provarci ancora. Un premier dovrebbe occuparsi di vaccini, scuole e lavoro. Non di come acquisire il consenso dei senatori con trattative infinite. Comunque quando avranno finito con il mercato delle poltrone, se vorranno, potranno parlare con noi. Noi siamo quelli che si dimettono, non che chiedono posti”. Fa sapere, intanto, la Presidente dei deputati di Italia Viva, Maria Elena Boschi, su ‘La Stampa’.
OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO – Decisamente più dura la posizione di Giorgia Meloni che sul Corriere della Sera parla di governo che si regge “su un mercato delle vacche, che però fatto da loro diventa una ‘boutique delle chianine”. La leader di FI ribadisce di non voler “dare per scontato che il capo dello Stato si accontenti di fare solo da spettatore” e, anzi, spera che “come altri suoi predecessori eserciti la sua moral suasion” e valuti se esistono le condizioni per sciogliere le Camere.
La strada, insomma, è stretta e delicata. A Palazzo Chigi sanno benissimo che con questi numeri ballerini c’è sempre il rischio di cadere. Si guarda già a mercoledì 27 gennaio, quando si voterà la relazione annuale in materia di giustizia del ministro Alfonso Bonafede con le truppe di Italia Viva hanno che potrebbero sferrare l’attacco in Parlamento. E, il voto sul Guardasigilli potrebbe essere il primo di una lunga serie. L’ex sindaco di Firenze ha già annunciato il voto contrario.
Non solo. Bisogna poi fare i conti con il nodo commissioni. In quelle più importanti (Affari costituzionali, Bilancio, Esteri e Industria) maggioranza e opposizione sono in parità senza i renziani che fanno da ago della bilancia. Un problema non da poco.
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