(di Tiziano Rapanà) Stasera, se non volete confrontarvi letterariamente con la saggezza di Protagora e con una vecchia e ormai consumata polemica di Platone con i sofisti, potete guardare l’ultima puntata dei Fratelli Caputo su Canale 5. Il bel prodotto televisivo interpretato da Nino Frassica, Cesare Bocci e Martino Meuli concluderà il suo ciclo di repliche. Nonostante il tramonto dell’estate che spinge la gente a cercare divertimento fuori casa, molti hanno visto la serie tv. Il 24 agosto, la fiction ha vinto la serata con il 12,7% di share, battendo l’ultima puntata di Superquark. Per chi è colpevolmente estraneo alla vicende della fiction, spiego in soldoni la storia dei fratelli Caputo.
La serie racconta la storia di un tribolato rapporto odi et amo dei due fratellastri, Nino (Nino Frassica) e Alberto (Cesare Bocci) che si conoscono per la prima volta a distanza di cinquant’anni. Sono figli di Calogero Caputo, rimpianto sindaco di Roccatella, un immaginario paesino siciliano. Qui Calogero aveva costruito la sua prima famiglia con la moglie Agata (Aurora Quattrocchi) e il suo primo figlio, Nino. Ma un viaggio a Milano lo convince a mollare tutto e costruire una nuova famiglia con Franca (Anna Teresa Rossini) e da lei aveva avuto il secondo figlio: questa nuova situazione porterà alla nascita di Alberto. Dopo cinquant’anni arriva l’atteso momento dell’incontro-scontro tra fratelli, in un clima supercomico aiutato dalla presenza del grande Martino Meuli. Domani avete questa possibilità di ridere con una bella fiction dominata dall’istrionismo dei suoi attori, ben calati nei ruoli. Tenete d’occhio Martino, un attore jolly che riesce a far ridere con un solo sguardo, una piccola smorfia. Meuli è un comico nato. Guardate su Youtube le sue prodezze, per capire la grandezza della creatività di Martino. Per me fa parte del pantheon dei grandi caratteristi del cinema italiano. Io vedo Martino insieme ai giganti come Nino Terzo, Enzo Andronico, Umberto D’Orsi, Gianni Agus, Gigi Ballista. Un grande che merita un successo degno dei divi di casa nostra.