L’85% delle imprese del terziario a Torino non sarebbe in grado di reggere un nuovo lockdown. Un altro periodo di chiusura, secondo gli imprenditori, rappresenterebbe il colpo di grazia per il tessuto produttivo del territorio, con un terzo delle imprese a rischio chiusura. È quanto emerge dalla ricerca sulle imprese di commercio, turismo e servizi della provincia di Torino, realizzata da Ascom Confcommercio in collaborazione con Format Research, relativa al secondo trimestre dell’anno.
Secondo lo studio, le imprese del terziario della provincia di Torino mostrano un clima di fiducia ancora decisamente troppo basso per quel che riguarda l’andamento generale dell’economia italiana nel periodo immediatamente successivo l’esplosione della pandemia. Sono infatti ancora troppo timidi i primi segnali di recupero: il 55% degli imprenditori ritiene che non ci siano più rischi correlati alla diffusione del virus. Se l’emergenza sanitaria è messa in secondo piano, lo stesso non si può affermare per l’emergenza economica. Gli operatori del terziario per la seconda metà dell’anno prevedono un rimbalzo in termini di performance della propria attività, che tuttavia continuerà a mostrare un andamento di molto al di sotto dei livelli del 2019. L’indicatore congiunturale, che alla fine dello scorso anno era pari a 45,5, è crollato a 12,9 ad aprile, per poi risalire lievemente a 17,5 a giugno e raggiungere quota 27,7 a settembre. La Fase 3 non è coincisa con un recupero dei consumi: la contrazione su base annua appare ancora molto forte (-29,4%). La lenta ripresa della domanda si riflette sui ricavi del terziario: le imprese del territorio ravvisano infatti solo un contenuto rialzo post lockdown e prevedono un rimbalzo nei mesi successivi, ma non sufficiente a recuperare il terreno perduto. A soffrire di più sono le imprese della ricezione turistica, reduci da un trimestre di quasi totale azzeramento dell’attività, con annesso un elevato numero di disdette in termini di prenotazioni per la stagione estiva. La situazione occupazionale tenderà a peggiorare nel corso dei prossimi mesi e rischia di esplodere in corrispondenza della cessazione della sospensione dei licenziamenti (prevista a partire dall’agosto 2020). Le misure a contrasto della crisi hanno fin qui minimizzato i riflessi negativi sugli organici delle imprese del terziario del territorio, che hanno potuto beneficiare degli ammortizzatori previsti dal Governo che, a loro volta, hanno di fatto congelato il quadro dell’occupazione, almeno per quel che riguarda i contratti stabili. Più penalizzate le altre tipologie contrattuali, che particolarmente in specifici settori sono risultate colpite direttamente anche nel corso della prima metà dell’anno (è il caso dei lavoratori stagionali). In questo quadro, aumentano i prezzi praticati dai fornitori: la situazione è peggiorata, specialmente per quel che riguarda le vendite al dettaglio di generi alimentari. Peggiorano ancora i tempi di pagamento dei clienti, che faticano a saldare le proprie posizioni e continueranno sullo stesso trend nei prossimi mesi, mettendo sempre più a rischio la tenuta finanziaria delle imprese. Proprio i ritardi nei pagamenti, combinati alla lenta ripresa della domanda, contribuiscono ad accentuare lo stato di illiquidità delle imprese del terziario della provincia di Torino (in peggioramento rispetto ai primi tre mesi dell’anno).