Un prelievo forzoso per combattere l’emergenza? In tanti sono tornati al pericoloso precedente del 1992 con il Governo Amato
La crisi economica che ha seguito l’emergenza sanitaria esplosa nel nostro Paese dallo scorso febbraio è un mare in tempesta in cui dobbiamo imparare a navigare. Gli “ingredienti” per quello che potrebbe rivelarsi un mix letale ci sono purtroppo tutti: partiamo dal crollo del PIL, ai minacciosi nuvoloni sul mercato del lavoro passando per l’impennata del rapporto debito/PIL.
E’ un eufemismo dire che lo scenario è a dir poco incerto e preoccupante. E proprio in scia a una situazione in continua evoluzione che deve tener conto anche di una possibile seconda ondata in autunno – che finirebbe per metterci definitivamente in ginocchio, il cosiddetto “scenario” peggiore rispetto a quello base di ora – torna ad avanzare a grandi passi il fantasma della temuta patrimoniale.
Sia chiaro, ci si muove rigorosamente nel campo scivoloso delle ipotesi. Ma qualche indizio c’è. In occasione della presentazione del decreto Rilancio, il Presidente del Consiglio Conte ha chiamato in causa il risparmio privato degli italiani, etichettandolo come una delle ragioni di forza dell’economia del nostro Paese.
Parole sibilline quelle pronunciate dal Presidente del Consiglio che hanno riacceso i timori di un serio rischio per le tasche delle italiani che, in un baleno, sono tornati all’ormai lontano 1992 quando cioè il Governo Amato diede il via, nella notte, ad un “prelievo” del 6 per mille sui conti correnti degli italiani che lui stesso defini un “male necessario” . Corriamo ancora questo rischio? C’è da dire che nei giorni scorsi il Ministro dell’Economia, Gualtieri è intervenuto dichiarando che la patrimoniale non è nel programma di Governo e quindi non sarà realizzata.
Per ora, il Tesoro sembrerebbe aver imboccato la strada dei Titoli di Stato per reperire risorse confortato dal grande successo del BTP Italia, ma anche quello del nuovo BTP a 10 anni lanciato successivamente, in attesa di vedere che succederà con il BTP Futura in collocamento a inizio luglio.
Al momento, dunque, pericolo scampato ma sono in tanti che iniziano a pensare a come “schivare” la patrimoniale nel caso in cui si passasse dall’ipotesi alla realtà. Come scrive LaVerità, per attutirne gli effetti si potrebbe investire ad esempio nella previdenza complementare – che offre peraltro uno scudo anche in caso di fallimento – dalla quale si possono ottenere buoni rendimenti sul lungo periodo, sommato al risparmio in termini di Irpef, visto che i versamenti effettuati per una pensione integrativa possono essere detratti fiscalmente per poco più di 5mila euro l’anno.
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