In seguito al termine del lockdown, la ripresa delle attività economiche torinesi risulta ancora parziale: solo il 57% delle aziende di servizi e il 48% di quelle manifatturiere, infatti, è ripartito con oltre il 75% del personale. E’ quanto emerge da un’indagine curata dall’Unione Industriale su 247 aziende torinesi, di cui 157 manifatturiere e 100 appartenenti al settore terziario. Tra i problemi riscontrati dalle imprese in questa fase, il più sentito riguarda la liquidità e i pagamenti, giudicati come significativi dal 72% degli intervistati. La stessa percentuale ha ritenuto altrettanto preoccupanti le problematiche relative agli aspetti normativi, “particolarmente intricati e in costante aggiornamento”.Dallo studio emerge, inoltre, come sono state avvertite difficoltà derivanti dagli aspetti organizzativi, “molto impattanti” soprattutto per il settore dei servizi, con il 26%, contro il 10% del manifatturiero. Meno sentite, infine, le problematiche relative alla carenza di forniture (maggiormente avvertite nei servizi, con il 17%), mentre la carenza di personale non è stato ritenuto un problema in nessun settore. Per quanto riguarda gli ordini, la domanda italiana è crollata in modo “grave” per il 47% degli intervistati, e in modo “abbastanza significativo” per un ulteriore 34%. Regge,invece, l’export, che ha registrato una contrazione “impattante” per il 37% e meno significativa per il 21% delle aziende. Per quanto riguarda i costi dell’adeguamento sanitario, sono considerati elevati, ma sostenibili da oltre il 60% delle imprese. Alla domanda relativa alla valutazione dell’impatto della crisi, gli imprenditori hanno risposto che gli effetti sono ancora troppo imprevedibili. Solo il 31% si ritiene attrezzato per superarla, mentre un ulteriore 30% non ritiene di poter ancora fare previsioni, e il 26% si dice certo di conseguenze molto serie. Solamente il 10% vede questa situazione come un’opportunità. Infine, sulle previsioni sull’uscita dalla crisi le aziende dei servizi sono lievemente più ottimiste sui tempi (il 19% prevede entro l’estate e il 27% entro fine anno), nel manifatturiero quasi un terzo delle imprese ritiene impossibile fare previsioni. “L’indagine – commenta il presidente dell’Unione Industriale di Torino Dario Gallina – fotografa un tessuto che s’impegna e che sta cercando di uscire da quest’emergenza, pur utilizzando strumenti che ritiene ancora inadeguati rispetto alla gravità della situazione e dovendo affrontare forti problemi di liquidità. Le imprese manifatturiere sono quelle che scontano maggiore incertezza sulla quantificazione dell’impatto e sui tempi di uscita dalla crisi. I risultati sono chiari: tra i problemi più avvertiti, al primo posto restano la liquidità, i pagamenti e le difficoltà normative”.
In particolare, Gallina sottolinea il fatto che “le aziende vedono l’innalzamento dei costi per la sicurezza come elevato, ma sostenibile. Una volta di più, le imprese del nostro territorio dimostrano quanto la cultura della salute di tutti sia radicata nel loro modo di essere, e fondamentale premessa per ogni attività produttiva. E proprio in ragione di questo, i criteri del click day per l’assegnazione dei 50 milioni del bando Impresa Sicura sono stati una grandissima delusione. Sarebbe stato più opportuno utilizzare altri strumenti, come ad esempio il credito d’imposta. Abbiamo bisogno – conclude – di ragionamenti di politica industriale di ampio respiro, per poter accorciare i tempi della ripresa, permettendo alle aziende di ricominciare a crescere”.