(di Stefano Crisci, Socio e membro del Consiglio Direttivo Operativo di Diplomatia) Il 20 maggio si è tenuto il secondo convegno di Diplomatia sull’argomento Covid-19.
Anche questa volta illustrissimi relatori come l’Ambasciatore di Francia, S.E. Christian Masset; di Germania, S.E. Viktor Elbling; di Spagna, S.E. Alfonso Dastis; il Prof. Enrico Letta, Direttore della Scuola di Affari Internazionali dell’Istituto di Studi Politici di Parigi; l’Ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, Presidente IAI-Istituto Affari Internazionali; la Dott.ssa Marta Dassù, Senior Advisor, European Affairs, Aspen Institute. Coordinati dall’Ambasciatore Giovanni Castellaneta, Presidente di Diplomatia; dal Vicepresidente Esecutivo Dott. Stefano Balsamo e dal Vice Presidente Senior Dott. Francesco Ago, hanno tracciato delle linee prospettiche, secondo il loro punto privilegiato di osservazione, su come sarà il futuro assetto geopolitico del pianeta e quale sarà il destino dell’Europa.
È emerso uno scenario complesso, difficile, ma per certi versi confortante. È vero, ci siamo trovati impreparati come 500 anni fa, o addirittura più deboli. Questa è la prima crisi non americana. Gli Stati uniti hanno reagito peggio di sempre e messo in discussione il ruolo della leadership nel mondo. Gli effetti della Brexit confermano che la comunità transatlantica è in crisi.
Occorre che una geopolitica del dopo Covid-19 ricostruisca una comunità transatlantica che sia all’altezza delle sfide che il mondo ha di fronte. Abbiamo assistito ad un miglior funzionamento dell’Europa relativamente alle istituzioni federali.
Tanti sono i dubbi che ci assillano: ci sarà un avvitamento Europeo per mancanza di solidarietà? Un contrasto tra l’Europa del nord e l’Europa del sud? Un indebolimento europeo generalizzato? Dobbiamo evitare che tutto ciò accada. Ne abbiamo l’opportunità storica e su di noi graverà la responsabilità di non averlo fatto. In realtà abbiamo visto che è nata una Europa sociale con il piano SURE contro la disoccupazione con il MES per la Sanità, e infine con un impegno europeo comune senza precedenti che, anche se non può essere chiamato Eurobond, vi somiglia molto. Il Recovery Fund. In tal senso, l’intesa senza precedenti tra Francia e Germania, con l’inventiva e la determinazione dell’Italia, sono state sbloccate per la prima volta risorse europee generalizzate e sotto forma di “grant” e non di “loan”, per tutti i paesi membri direttamente dall’Unione Europea. Nessuno avrebbe creduto che ciò sarebbe stato possibile. E’ la prima volta che l’Europa si trova veramente unita come all’epoca dei padri fondatori. Mai come oggi si ha la netta sensazione che “tutti dipendiamo da tutti” come ha detto acutamente Enrico Letta. Abbiamo ricevuto una Wake Up call a livello mondiale e in questi momenti è richiesta lucidità ed impegno. Questa volta possiamo veramente cambiare le cose. Se è vero, come diceva Jean Monnet, che l’Europa sarà fatta sulle crisi e sulla sua capacità di risposta ad esse, questo è il momento di iniziare. Il ruolo dell’Europa nel mondo può veramente contribuire ad un cambiamento radicale. L’Europa, se continua questa spinta unificatrice nella consapevolezza dell’interdipendenza fra gli stati membri, può uscirne rafforzata. Per l’Italia è l’occasione del rilancio nella sua qualità di copresidente della Cooperazione sul clima e Presidente del G20 nel 2021.
Quindi, in un contesto di frontiere chiuse, di necessità di sicurezza negli approvvigionamenti, di autonomia strategica, di green deal, è quanto mai importante difendere le nostre conquiste Europee di uno spazio comune, della libera circolazione di persone, mezzi e capitali, il single market e tutto ciò che abbiamo raggiunto come Europa negli anni. Il mondo ha compreso che lo stato di diritto alberga in Europa. Vi è una sensibilità tutta europea e un grande interesse verso i nostri valori, gli standard industriali, la regolamentazione sulla Privacy, la protezione dei dati. Un Demos europeo; sono finiti i tempi in cui ognuno guardava solo ai propri interessi. Oggi gli interessi si definiscono fuori dai confini nazionali e tutti siamo consapevoli che insieme possiamo acquisire più importanza e valore rispetto allo scacchiere mondiale. L’Europa ne uscirà rafforzata se saprà essere compatta nel contrastare le forze antagoniste e demagogiche. Solo così si potranno affrontare le crisi future. Tutto ciò’, nell’ambito di una cooperazione multilaterale mondiale che deve mirare a risolvere in particolare alcune tematiche fondamentali: la Salute, il rafforzamento dell’OMS ed il concetto di salute pubblica condivisa, la mobilità (immigrazione, accesso e protezione dei rifugiati) le catene di valore (attraverso un sistema di bilanciamento dei sistemi di produzione vìs à vìs la sicurezza dei cittadini) per evitare la dipendenza europea dal resto del mondo in casi di emergenza; la tecnologia e i dati (strumenti di sorveglianza tecnologica contro gli abusi), cooperazione e condivisione dei migliori standard tecnologici.
Non si tratta della fine della globalizzazione, ma di una nuova globalizzazione, una sorta di fase 2 in cui attraverso l’uso della tecnologia abbiamo la possibilità di farci carico simultaneamente di tutti gli organi del pianeta e di averne la massima cura. Dobbiamo impiegare le nostre energie per ricostruire un sistema di regole certe, rispettate e condivise e istituzioni internazionali riconosciute. Certo l’impresa non sarà facile di fronte ad un mondo in cui il contrasto di guerra fredda tecnologica tra Cina e Usa, anche a ridosso delle elezioni, recherà un indebolimento delle due superpotenze. Grandi sono le difficoltà internazionali e le spinte contrastanti; dalla frattura sociale con impatti disomogenei alla tendenza alla deglobalizzazione, la minore mobilità, l’instabilità geopolitica, la difficile gestione della Russia, la depressione in sud America, il problema africano. Tutto sarà più instabile. Al tempo stesso però, è stato osservato, le citate difficoltà sono una opportunità per una governance globale ed un multilateralismo rinnovato che non avrà eguali, se sapremo eticamente non farci sfuggire un’occasione irripetibile, sentirci, come in realtà siamo: un unico organismo, in cui dobbiamo stare bene attenti a che non si infetti neanche un organo, perché dalla sopravvivenza dell’uno dipende l’esistenza del tutto.