«Una fila chilometrica all’ingresso del supermercato a distanza di un metro tra persone senza mascherina, è una situazione ad alta contagiosità. Certamente, è più pericolosa dei tre amici intorno ad un tavolo all’aperto muniti di dispositivi di protezione individuale e con attenzione al distanziamento sociale». Così il reggino Franco Romeo, direttore della cattedra di Cardiologia del Policlinico “Tor Vergata” di Roma, componente della task force a supporto dell’unità di crisi regionale, “legittima” alcuni passassi chiave della ordinanza della presidente della Regione, Jole Santelli. La sua voce si aggiunge a quella dell’infettivologo Raffaele Bruno del “San Matteo” di Pavia che, invece, si era detto contrario alla riapertura decisa dalla governatrice calabrese. Dunque, due calabresi illustri, entrambi voluti in questa rete di scienziati, ma dalle posizioni argomentate in modo diverso. Parte da questa premessa, Franco Romeo: «Non esiste nessun modello matematico che ci dica esattamente cosa sia scientifico e cosa non lo sia. Bisogna, pertanto, tornare alla cultura della diffusione della malattia che avviene per via aerea e già nella fase asintomatica necessita che ci si attrezzi di mascherine».
Dunque, due calabresi illustri, entrambi voluti in questa rete di scienziati, ma dalle posizioni argomentate in modo diverso. Parte da questa premessa, Franco Romeo: «Non esiste nessun modello matematico che ci dica esattamente cosa sia scientifico e cosa non lo sia. Bisogna, pertanto, tornare alla cultura della diffusione della malattia che avviene per via aerea e già nella fase asintomatica necessita che ci si attrezzi di mascherine». Ed ecco l’analisi: «I dati a supporto del mio ragionamento sono quelli della Fondazione Gimbe e si riferiscono al periodo che va dal 22 al 29 aprile. In base ad essi, esistono tre aree del nostro Paese che vivono fasi epidemiologiche completamente diverse e presentano, pertanto, una distinta scala di gravità. La zona rossa è quella delle regioni dove i contagi si mantengono alti (Liguria, Lombardia, Piemonte e Trentino) e dove, tra altro, si concentra l’ottanta per cento delle persone che nel nostro Paese si apprestano a tornare a lavoro, già domani, nelle varie attività produttive. La differenza, relativa all’ultima settimana, è sotto gli occhi: il Piemonte registra un incremento percentuale del 13 per cento (750 nuovi contagiati su 100 mila abitanti); il Lazio, che è zona gialla, un aumento del 9,5% (111 casi su 100 mila abitanti) e la Calabria, che è zona verde insieme ad altre del Sud, dove si contano 57 casi su 100mila abitanti, un incremento del 4%. Dunque, fermo restando le massima prudenza, l’Italia non è tutta uguale e le regioni del Nord avranno bisogno di almeno un mese per livellare i numeri di quelle meridionali». Aggiunge Bruno: «Questo può giustificare misure e provvedimenti diversi e quindi la scelta della presidente Santelli – alla quale noi della task force non abbiamo contribuito – ha comunque un suo razionale in questi dati inoppugnabili. Al tempo stesso, da calabrese fiero della sua terra, credo che sia importante, soprattutto in questo momento, eliminare le guerre di religione e trovare momenti di condivisione per non offrire una immagine divisa della Calabria che si è comportata così bene in questa grande sfida. Sarebbe fare il gioco dei soliti denigratori, mai appagati nel farci guerra».
– Se avesse lei il potere di emettere un’ordinanza, a cosa darebbe priorità?
«Certamente, renderei le mascherine obbligatorie per tutti, non solo nei locali, ma anche per strada. Una importanza strategica che all’inizio dell’epidemia è stata totalmente sottovalutata dagli esperti, così come è stato ignorato l’alto rischio contagi legato ad un consistente ed indecifrabile numero di asintomatici. Oggi la valenza delle mascherine è nota al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità le raccomanda anche all’interno della vita domestica. Altre regole fondamentali restano sempre il distanziamento sociale e l’igiene individuale».
– Si sente fiducioso per il prosieguo?
«Sicuramente. La ricerca sta accelerando i suoi passi e tra le novità, emergono nuovi metodi diagnostici per individuare la presenza del virus prima che possa essere contagioso anche negli asintomatici. Ma la battaglia si vince solo se siamo tutti uniti e facciamo delle regole un momento di attuazione del senso civico e solidaristico che ci appartiene. Ferma restando la necessità di garantire sempre e comunque la protezione degli operatori sanitari che stanno svolgendo una attività straordinaria sotto tutti i punti di vista: umano e professionale».
Cristina Cortese, La Gazzetta del Sud