Lunedì 20 aprile la Germania ha riaperto le concessionarie automobilistiche sul suo territorio. E le case automobilistiche stanno discutendo con il governo tedesco dell’avvio di un nuovo programma di rottamazione.
Il direttore operativo della Volkswagen, Ralf Brandstatter, ha sostenuto, in una dichiarazione, che assicurare la vendita delle auto è un fattore critico per la ripresa della produzione. “Il supporto alle vendite – ha aggiunto – può essere un contributo alla protezione del clima” suggerendo che un programma di rinnovamento del parco circolante può essere orientato al taglio delle emissioni di CO2.
Può sembrare un pensiero lunare, nel bel mezzo del lockdown imposto in tutta Europa, così come in molte altre parti del mondo, dalla pandemia del Covid-19. Non lo è. Perché la pandemia ha portato con sé una feroce fase di recessione difficile da paragonare ad altre che l’hanno preceduta.
Quello dell’industria automobilistica tedesca è un pensiero lungo che ha preso avvio già da tempo. All’inizio di aprile, infatti, i Ceo di Bmw, Oliver Zipse, Daimler-Benz (Mercedes), Ola Källenius, Volkswagen, Herbert Diess, avevano avuto una conference call con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Oggetto della discussione, secondo quanto rivelato all’Agenzia Reuters da una fonte Volkswagen, la situazione nel settore e il come la produzione possa essere riavviata dopo la crisi del coronavirus.
È stato concordato che un approccio a livello dell’Unione europea è necessario al riavvio della produzione. “Non aiuta se un Paese avanza e poi tutto in Italia o in Spagna è ancora fermo”, ha detto a Reuters la fonte della casa di Wolfsburg, aggiungendo che un tale scenario comporterebbe lacune nella catena di approvvigionamento.
Insomma, la visione delle forze produttive è, spesso, più profonda di quella dei governi. L’industria automobilistica tedesca ha centinaia di fornitori di componentistica nel resto d’Europa, moltissimi dei quali in Italia e Spagna. E senza quelle forniture, non può riprendere la produzione.
Ecco dunque che quella spinta dell’industria tedesca verso un approccio europeo implica un’apertura a quelle soluzioni di politica economica che superino il rigorismo dei conti: l’emissione di bond europei che sostengano la ripresa è un vantaggio necessario a quell’industria legata con un filo doppio al suo indotto sparso tra vari Paesi del mercato europeo.
Ma questo è solo un tassello di un panorama più vasto: quello dell’automobile in via di evoluzione verso il futuro della mobilità. La crisi del covid-19 ha “congelato” quel panorama tra il prima e il dopo pandemia. Mentre i governi e le parti sociali sono impegnati a elaborare termini e metodi della ripresa, il nuovo numero della nostra rivista, LavoroWelfare, intitolato “Automotive: l’Italia nella grande transizione. Dall’auto alla nuova mobilità”, presenta un’ampia fotografia del settore.
Si tratta di una radiografia approfondita di un settore strategico come quello della mobilità, nonché dell’industria e dei servizi a essa connessi. A definire questa immagine hanno collaborato esperti di primo piano del settore come Giuseppe Berta, Paolo Bricco e Piero Pessa, in particolare per quel che riguarda la fusione Fca-Psa.
Vasto spazio è dedicato ai rappresentanti delle parti sociali come i segretari dei principali sindacati dei lavoratori del settore Bentivogli, De Palma, Ficco, Di Maulo e, per Confindustria, Andrea Bianchi, che ne dirige le politiche industriali. Per le Istituzioni, il ministro dello Sviluppo Economico, Patuanelli, presenta la visione del governo sulla transizione in corso nel campo della mobilità, mentre gli assessori al Lavoro delle Regioni in cui è insediata Fca descrivono la situazione sul territorio nella prospettiva della fusione.
In appendice dei documenti rilevanti: la comunicazione dettagliata della fusione fatta da Fca e Psa; l’accordo stipulato tra Fca e sindacati sulla ripresa dell’attività produttiva in sicurezza rispetto al Covid-19; un’analisi del rapporto steso dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro sull’impatto della pandemia sul settore curata da Maria Giovannone e Veronica Verzulli.
Insomma: una completa “cassetta degli attrezzi” per comprendere – mentre si disegnano i termini della necessaria ripresa – l’inedito e rivoluzionario panorama di un settore che si muove in un’autentica mutazione genetica, dalla produzione di veicoli per la proprietà personale, che tutti conosciamo, verso l’inedita e complessa articolazione di un’industria inserita in un nuovo paradigma tecnologico, organizzativo e sociale: quello della mobilità come sistema di servizi.
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