Nel 2019 sono stati raccolti sul mercato 385 milioni di euro, in diminuzione del 24% rispetto ai 506 del 2018; dall’inizio dell’attività (2013) a oggi, il fundraising complessivo ammonta a oltre 2,6 miliardi di euro. Guardando alle fonti, nel corso dell’anno, si vede una provenienza in maggioranza domestica, pari all’80% del totale. Nella tipologia della fonte, il 27% del capitale è arrivato da fondi di fondi istituzionali, il 21% dal settore pubblico e il 14% da gruppi industriali. Sono i dati relativi al mercato del private debt per l’anno 2019 presentati, in collaborazione con Deloitte, da Aifi, Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt. “I dati mostrano una contrazione dell’attività di fundraising e come associazione stiamo lavorando per permettere un flusso maggiore di capitali nella raccolta di uno strumento così utile, soprattutto in questo periodo”, ha affermato Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi, che invece ha osservato che nel 2019 “è cresciuto invece il numero degli investimenti così come il valore delle operazioni; è un segnale positivo ma il mercato è ancora troppo piccolo, per questo servono azioni mirate a consolidarlo. Aifi proprio in questi giorni ha consegnato al governo un documento che contiene una serie di proposte atte a sostenere il mercato del private capital in questa fase e per il private debt chiediamo l’estensione dell’incentivo fiscale previsto già per fondi pensione e casse di previdenza”. In effetti, per quanto riguarda gli investimenti lo scorso anno sono stati investiti 1,310 miliardi di euro, in crescita del 28% rispetto al 2018 (1,022 miliardi). Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 252 (+75%, erano 144 nel 2018) distribuite su 210 target (+79%). Il 60% dell’ammontare è stato investito da soggetti internazionali, che hanno realizzato il 15% del numero di operazioni (escludendo l’attività delle piattaforme di lending). Sempre escludendo tali piattaforme, l’89% delle operazioni è stata caratterizzata da un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro. Considerando le società oggetto di investimento, nel 2019 va segnalata anche la presenza di 3 operazioni di ammontare superiore ai 100 milioni di euro. Complessivamente, il 50% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, il 48% finanziamenti e il 2% hanno riguardato strumenti ibridi. Per quanto riguarda le principali caratteristiche delle operazioni, la durata media è di 4 anni e 8 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è stato pari al 5,0%. A livello geografico, la prima Regione per numero di operazioni resta la Lombardia, 28%, seguita dal Veneto con il 14% e dal Trentino Alto Adige con il 10%. Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 33% degli investimenti troviamo i beni e servizi industriali, seguono il manifatturiero-alimentare con il 14% e il medicale con il 9%. A livello di dimensione delle aziende target, il 60% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 50 milioni di fatturato. Si sottolinea, infine, che il 20% delle target oggetto di investimento risulta anche nel portafoglio di operatori di private equity.
“In Europa il mercato del direct lending nel 2019 è stato estremamente dinamico, con un numero di operazioni passate da 428 del 2018 a 472 del 2019, segnando una crescita del 10%. Queste sono state trainate da operazioni di LBO che rappresentano circa il 65% del mercato. Il numero più alto di operazioni ancora una volta è stato effettuato in UK, con 156 transazioni pari al 33% del totale” ha detto Antonio Solinas, Ad Financial Advisory Deloitte Italia, che ha aggiunto: “Gli operatori di questo settore sono cresciuti sempre più in termini di quote di mercato a discapito delle operazioni di leverage finance finanziate dal sistema bancario, che hanno registrato un decremento del 13% rispetto al 2018. Anche la raccolta ha mostrato nel 2019 dati incoraggianti, con un ammontare pari a 32 miliardi di dollari, rispetto ai 25,5 miliardi nel 2018, registrando così una crescita del 25%”.
Sul fronte dei romborsi, infine, dal 2015 a oggi, complessivamente, sono stati effettuati 445 rimborsi* per un ammontare pari a 682 milioni di euro. Nel corso del 2019, i rimborsi sono stati 238 (+69% rispetto ai 141 del 2018) per un ammontare pari a 315 milioni di euro (208 milioni l’anno precedente, +52%). Sempre nel 2019, il 38% dell’ammontare ha riguardato rimborsi anticipati volontari su richiesta della società, mentre a livello di numero hanno prevalso i rimborsi come da piano di ammortamento (92% del totale). Con riferimento all’investimento originario, infine, l’86% del numero di rimborsi ha riguardato lo strumento dell’obbligazione.