«Fabrizio si è unito a Telegram». «Cristina si è unita a Telegram». «Mario si è unito a Telegram». Nelle ultime settimane, per chiunque abbia installato sul proprio smartphone l’applicazione di messaggistica istantanea che fa concorrenza a Whatsapp, le notifiche che avvisano di un nuovo contatto entrato a far parte della schiera di Telegram sembrano essere impennate a vista d’occhio. Proprio nei giorni in cui l’Italia è costretta a restare a casa per fronteggiare l’emergenza coronavirus, l’app che garantisce una maggiore tutela della privacy degli iscritti registra un incremento di downolad dagli store online.
Tra le cause, per i più maligni è difficile non pensare all’opportunità di avviare, tramite Telegram, delle chat segrete, più difficili da rintracciare da eventuali partner con i quali ormai si convive 24 ore su 24. Certo, l’esigenza potrebbe essere anche dettata dalla necessità di avere a disposizione un maggior numero di strumenti di comunicazione per poter differenziare le conversazioni e separare – ad esempio – quelle a sfondo lavorativo da quelle private. Ma, come era solito dire Giulio Andreotti, “a pensare male degli altri si fa peccato. Ma spesso ci si indovina”.
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