La Mazzucco si gode il successo della fiction di Rai1
MARGHERITA MAZZUCCO, IL TRIONFO IN TIVÙ DI UN’ADOLESCENTE DI NAPOLI
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Classe 2004, nata a Napoli dove vive, Margherita Mazzucco è molto riservata, al punto che non si conosce neanche la data esatta del suo compleanno. Giovanissima, ha iniziato le riprese de “L’amica geniale” tra i 13 e i 14 anni. Studia al liceo classico e con l’inizio del lavoro sul set della serie diretta da Saverio Costanzo, ha seguito lezioni private in modo da conciliare tutti gli impegni. Si sa che è molto legata alla sua famiglia e che ha un fidanzato col quale sta insieme da diversi anni. La riservatezza di Margherita si nota anche e soprattutto sui social. Introvabile su Facebook, la si può rintracciare su Instagram, ma il suo account è privato. A differenza di molte sue coetanee non ci tiene per niente a divulgare curiosità e lati personali della sua vita. Una cosa divertente: Margherita ed Elena, altra protagonista della serie, si assomigliano. Le due protagoniste, per esempio, sono molto amiche e, pur abitando distanti (Gaia Girace che interpreta Lila vive a Vico Equense) cercano di vedersi spesso e si sentono con chiamate e messaggi. Hanno addirittura un gruppo su WhatsApp, “Il Rione”.
“L’AMICA GENIALE”, LA RAGAZZINA DI STRAORDINARIA RISERVATEZZA
Margherita ha anche un ottimo rapporto anche con l’attore Francesco Serpico, che interpreta Nino Sarratore. Nella serie di Raiuno Lenù è innamoratissima del ragazzo, fuori dal set entrambi provano una profonda stima reciproca,che però si ferma alla semplice amicizia. Al pari della sua Elena Greco, anche Margherita è cambiata durante le riprese,divenendo più istintiva e matura e imparando molto dal suo personaggio. “L’amica geniale” mette in luce l’importanza dell’emancipazione femminile, di studiare e capire e di scegliere il proprio destino:le due attrici sembrano molto simili ai personaggi che interpretano sul piccolo schermo. Tra le affinità curiose: la predilezione di Margherita per gli studi letterari,ad
dirittura le è stato difficile fingere di esser brava anche in fisica e matematica!
VIOLA ARDONE RACCONTA LA VITA DI UN BAMBINO FUGGITO DA NAPOLI
Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell’editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Alla Mondadori di Frattamaggiore ha presentato il suo ultimo libro “Il treno dei bambini” (Einaudi). Mirella Armiero ha scritto sul Corriere della Sera: «Storia di Amerigo, che a sette anni deve lasciare i vicoli napoletani per trascorrere a Modena l’inverno del 1946. La Napoli dell’immediato dopoguerra non è posto per giovanissimi, è difficile sopravvivere alla fame, alla sporcizia, alle malattie. Così le donne del Pci organizzano una trasferta di solidarietà, con le famiglie del Nord pronte a ospitare i ragazzini e a farsene carico per periodi più o meno lunghi. Prendendo spunto da questo fatto vero e risaputo, il romanzo si snoda su due piani: c’è quello strettamente narrativo, della trama avvincente, serrata, carica di colpi di scena e di agnizioni. Ed è quello che può conquistare una più ampia fetta di pubblico, e che spesso è carente nella minimalistica letteratura italiana dei nostri giorni. Ma dentro questa impalcatura ben costruita c’è poi il Bildungsroman, la vicenda sempre appassionante della costruzione di una personalità in crescita, alla
scoperta del mondo, o almeno di un mondo dagli orizzonti più larghi e ariosi del proprio”.
IN EMILIA SCOPRE LA VITA VERA MA L’AMORE RESTA PER LA SUA CITTÀ
“Amerigo ama Napoli e la vita vissuta in maniera corale,plateale, per strada, dove il popolo è come un coro greco pronto a commentare i fatti salienti della vita di ciascuno. Ma in Emilia il bambino scopre la scuola, la musica,la vita vissuta senza esasperazioni continue, senza urla e senza la ruvidezza di una mamma sempre in affanno. E si riappropria all’improvviso di una ovattata condizione infantile, della quale sarà oltremodo difficile fare a meno, una volta tornato nel “basso”. Per raccontare la vicenda di Amerigo, Viola Ardone scarta del tutto i toni sentimentalistici o anche vagamente patetici e resta fedele a una sua vena briosa, a tratti perfino umoristica, che rende più lieve l’avventurarsi in un momento doloroso della storia italiana e meridionale in particolare. La carta vincente di Amerigo è senz’altro la sua capacità di farci sorridere, sia pure a denti stretti, di fronte a una realtà che non è poi così lontana, ma tanto spesso dimenticata”.