Utilizzare un linguaggio rispettoso e facilmente comprensibile senza usare espressioni negative; coinvolgere li influencer sociali e amplificare le storie delle persone guarite. Questi sono alcuni dei consigli diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in collaborazione con IFRC (International Federation of Red Cross e Red Crescent Societies) e Unesco, per prevenire e affrontare lo stigma sociale emerso a causa della nuova malattia da Coronavirus. In particolare l’Oms ha redatto e diffusa una vera e propria guida sull’argomento rivolta alle istituzioni governative, ai media e alle organizzazioni che lavorano sull’emergenza. “L’attuale epidemia di Covid-19 ha provocato stigma sociale e comportamenti discriminatori nei confronti di persone appartenenti a determinate etnie e di chiunque si ritenga essere stato in contatto con il virus”, si legge nel documento. “Lo stigma può minare la coesione sociale – continua – e può indurre ad un isolamento sociale dei gruppi. Ciò potrebbe contribuire a creare una situazione in cui il virus potrebbe avere maggiore – non minore – probabilità di diffusione. Ciò può comportare problemi di salute più gravi e maggiori difficoltà a controllare l’epidemia”. I suggerimenti elencati nella nuova guida anti-stigma dell’Oms comportano un lavoro di squadra che coinvolge diversi attori. “Raccomandiamo anzitutto l’uso di un linguaggio adatto alla gente in tutti i canali di comunicazione, compresi i media, un linguaggio che sia rispettoso delle persone e che possa essere facilmente recepito”, si legge nella guida. “Le parole usate nei media sono particolarmente importanti, perché daranno forma al linguaggio popolare e alla comunicazione sul nuovo coronavirus. Espressioni negative – continua – nel racconto della malattia hanno il potenziale di influenzare il modo in cui poi sono percepite e trattate le persone che si pensa possano avere il nuovo coronavirus e cioè i malati, le loro famiglie e le comunità colpite dal virus”. Un altro suggerimento è quello fornire informazioni per evitare che una conoscenza insufficiente intensifichi lo stigma. Ma si richiede anche il coinvolgimento di influencer sociali, come celebrità o leader religiosi; l’amplificazione di storie e immagini di persone guarite; la rappresentazione di diversi gruppi tecnici; e ai media si raccomanda di seguire un “giornalismo etico” e più responsabile. Infine, nella guida si chiede di contrastare l'”infodemia di disinformazione”, correggendo le credenze sbagliate e promuovendo l’importanza della prevenzione. Spazio deve essere dedicato ai racconti che generano empatia e supporto in chi è prima linea. La guida è stata diffusa anche sul siti dell’Istituto superiore di sanità che proprio ieri ha annunciato, insieme al Policlinico militare Celio di Roma, il sequenziamento degli interi genomi del virus SarS-Cov-2 isolati dal paziente cinese e da quello lombardo. E che presto sarà disponibile la sequenza del paziente veneto. A una prima analisi si evidenzia una stretta somiglianza tra il ceppo virale del paziente cinese ricoverato a Roma e il ceppo virale cinese di riferimento di Wuhan, evidenziando l’origine cinese del virus. Il ceppo virale cosiddetto “lombardo”, così come alcuni ceppi isolati in altri paesi europei, presenta una elevata similitudine con il virus di Wuhan, dal quale si distingue per alcune mutazioni che non dovrebbero comunque configurare diverse caratteristiche del virus.