Scrivere un articolo con il digitale sempre in testa, disporre di un’ora di tempo in media per capire come e su quale piattaforma pubblicare una notizia, prevedere quasi sempre un approfondimento: così sembra cambiare e diventare più adrenalinico il mestiere del giornalista, perlomeno alla Stampa diretta da Maurizio Molinari all’indomani dell’avvio della nuova rivoluzione digitale (come anticipato da ItaliaOggi del 15/2/2020). La professione giornalistica contrae ulteriormente i tempi quasi vivendo in una breaking news continua; eppure non è questa la vera scommessa del giornalismo ai tempi di internet, social e overload informativo (eccesso di news, ndr): «la sfida ultima sono gli abbonamenti, ossia saper riunire i contenuti di un giornale in un pacchetto di articoli», spiega a ItaliaOggi Molinari, «e confezionarci intorno un abbonamento che il lettore sia invogliato a sottoscrivere».
Come? «Si tratta di processi lunghi che durano almeno due-tre anni. A Le Monde, per esempio, sono partiti quattro anni fa con la trasformazione digitale e stanno ancora aggiustando la strategia. L’importante è non rimanere immobili. Adesso, comunque, il nostro primo obiettivo è aumentare il traffico web con nuovi e più contenuti», chiarisce il direttore. «Una volta consolidato il traffico, cercheremo di tramutarlo in abbonamenti. Stiamo realizzando infatti una piattaforma elettronica che suggerisca al lettore, grazie ad algoritmi, articoli simili a quello che ha già scelto di leggere. Il punto di partenza obbligatorio è conoscere bene chi ci legge, i suoi interessi, le sue passioni. Questo è il compito dell’intelligenza artificiale». In Europa è una strada che si sta sperimentando ed è così che nascono i pacchetti di contenuti alla base di una politica di abbonamenti: offrire una selezione di articoli, differenti da persona a persona, che colgano gli interessi di ognuno. In questo senso, la Stampa scommette sulle Top News, ossia gli approfondimenti per coinvolgere lettori che siano paganti.
Il passaggio più delicato? Sempre a giudizio del direttore, non è nemmeno fissare il prezzo giusto degli abbonamenti agli occhi del grande pubblico ma più che altro convincere il lettorato a pagare. La raccolta pubblicitaria non basta. È un’evoluzione complessiva che, di conseguenza, coinvolge anche le divisioni marketing dei gruppi editoriali, quelle che devono vendere concretamente gli abbonamenti.
Il quotidiano piemontese è partito ieri col nuovo corso digitale su www.lastampa.it ma, vista l’emergenza da Covid-19, gli approfondimenti sul tema sono rimasti gratuiti. Invece la macchina redazionale si è cimentata subito con la nuova organizzazione, partendo con la prima riunione alle 7 del mattino, presenti i responsabili dei 4 macro desk: Alberto Simoni per le hard news, Raffaella Silipo per le soft news, Paolo Brusorio per lo sport e Marco Sodano al digitale. E fin dalla prima riunione si coglie la discontinuità col passato perché «si è discusso cosa pubblicare subito dopo sul sito, per le 8.30 quando inizia una prima fascia oraria di picco di traffico», prosegue il direttore. «Allo stesso modo ci siamo mossi alle 11, pianificando il secondo orario di punta online, quello della pausa pranzo, ma in parallelo iniziando a programmare anche l’edizione cartacea da definire con la riunione delle 15. Ultima riunione alle 19 per chiudere la versione cartacea e immaginare il sito del giorno dopo».
Però quello che più conta «è iniziare a lavorare pensando prima al sito internet, portandolo avanti durante tutto l’arco della giornata e chiedendosi in ogni momento se l’homepage online è quella migliore possibile», sostiene Molinari. Nuova modalità di lavoro, ci tiene a precisare il direttore, che va di pari passo col supporto dei social (da cui proviene la gran parte del traffico internet). A conferma la notizia di ieri della prolungata chiusura delle scuole in Piemonte che, anche grazie alla spinta sulle piattaforme social, ha fatto registrare una crescita del 300% del traffico.
Oltre ai social c’è da decidere pure se abbinare un articolo a un podcast o a un video, per esempio; «tutto va deciso nel giro di un’ora», ribadisce il direttore. «Il mestiere tende a imperniarsi su una maggiore pianificazione della giornata, su più ragionamenti editoriali, anche se è sicuramente un processo che aggiusteremo strada facendo. Senza dimenticare che entrano in redazione nuove figure professionali non giornalistiche». Un ossimoro in tempi di crisi del mestiere… «Non credo, le competenze dei giornalisti vanno aggiornate e ampliate», rilancia Molinari. «Il sindacato dei giornalisti dovrebbe normare queste nuove figure ma mi pare Fnsi sia aperta su questa posizione».
In tutto questo che fine fa la carta stampata? «E’ la piattaforma a cui saranno riservati gli approfondimenti di maggior qualità», conclude il direttore della testata Gedi (lo stesso gruppo di Repubblica, di cui la famiglia Agnelli-Elkann, editore storico della Stampa, diventerà il prossimo azionista di maggioranza). «E, se un approfondimento sarà già stato pubblicato online, non ci sarà nessuna remora a modificarlo per la carta del giorno dopo. Rompiamo il tabù che ci sia sovrapposizione tra il lettorato online e quello della carta. Persino il New York Times, se adatto, riprende in edicola un articolo andato online il giorno prima».
Marco A. Capisani, ItaliaOggi