“Non dobbiamo farci prendere dal panico e nemmeno fare i faciloni e questo è complicato. Io sono convinto che il modo corretto per combattere il panico è dire le cose come stanno: non posso dire ‘è un’influenza’ e poi chiudo le scuole di tutta la Lombardia, c’è un’incoerenza”. E’ un passo dell’intervista che il professor Roberto Burioni, medico ed esperto virologo, ha concesso questa mattina a RTL 102.5 durante “Non Stop News”.
“Quindi, quello che faccio, è tentare di spiegare la differenza tra l’influenza e questa malattia. Ho una moglie e una figlia di nove anni e non ho fatto spese al supermercato, non sto facendo nulla di diverso dalla mia vita normale, adotto solo un po’ più di attenzione, quelle attenzioni che ho sempre adottato per non prendere l’influenza, come lavarmi le mani e via dicendo”. “Se in questi giorni i casi aumentano – chiarisce Burioni – non dobbiamo preoccuparci perché è certo che questo avvenga. Perché noi vediamo oggi quello che è successo sette giorni fa: una persona si infetta oggi e si ammala fra sette giorni. Se queste misure sono efficaci, verosimilmente fra qualche giorno vedremo i casi stabilizzarsi e questo sarà un segno molto positivo. Certo, non deve dipendere da una differente gestione dei casi perché se, come sentivo, cambiano il modo in cui fanno i tamponi questo potrebbe disturbarci l’osservazione. E’ chiaro che se io misuro diversamente il peso di qualcosa, il peso è diverso”.
Burioni ammette di “aver capito poco questa cosa dei tamponi perché il tampone è una cosa che serve per capire se una persona ha il virus, non se una persona è nella fase di incubazione. Quindi, se una persona si contagia oggi è inutile fargli il tampone domani perché sarà certamente negativo. Il tampone serve quando, per esempio, una famiglia di quattro persone è stata a cena con uno che ad un certo punto abbiamo saputo avere il coronavirus, questo lo ha fatto sei giorni fa. Oggi di quella famiglia il padre è malato e gli altri tre stanno bene, a quelli asintomatici dobbiamo fare il tampone perché abbiamo ragione di pensare che potrebbero avere contratto la malattia e magari in questo momento non hanno i sintomi ma hanno la malattia, sono infettivi e quindi dobbiamo isolarli”.