Soltanto il 37% delle grandi aziende e il 20% delle pmi italiane conosce le tecnologie blockchain, ma meno del 2% delle grandi e l’1% delle piccole imprese ha avviato concretamente dei progetti. Un mercato, quello tricolore, che vale 30 milioni di euro, raddoppiato nel 2019 rispetto al valore dell’anno precedente. È quanto scaturisce dall’analisi condotta dall’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano.
Tante opportunità ancora da sfruttare. Il report evidenzia che, in un contesto in cui le tecnologie non sono ancora pienamente mature e si contano ancora poche applicazioni concrete, nel mondo sono stati censiti 488 progetti di blockchain avviati lo scorso anno, con un trend positivo del 56% rispetto ai dodici mesi precedenti. Ma l’Osservatorio precisa che soltanto per 158 casi si tratta di progetti implementativi, di cui appena 47 già operativi, mentre la restante parte è costituita da sperimentazioni. Per 330 progetti si tratta soltanto di annunci.
Con particolare riferimento ai settori di intervento dei progetti implementativi, lo studio sottolinea che si concentrano nel settore finanziario (67), pubbliche amministrazioni (25), agroalimentare (15) e logistica (11). Per quanto riguarda, invece, le finalità, 44 progetti hanno a oggetto i pagamenti, 42 la gestione documentale, 31 la supply chain. Nella maggioranza dei casi, in una percentuale pari al 65%, le aziende hanno creato nuove piattaforme piuttosto che utilizzare quelle già esistenti. A livello globale, sono diverse le grandi aziende che hanno avviato lo scorso anno nuovi progetti di blockchain. In particolare, tra le «big tech» che hanno fatto il loro ingresso nel settore, lo studio indica Libra di Facebook, ossia la moneta globale che punta a raggiungere i 2,4 miliardi di utenti del social network, e TON di Telegram, attraverso cui i 240 milioni utenti dell’app di messaggistica potranno scambiarsi valore. Negli ultimi quattro anni, i progetti totali censiti ammontano a poco più di mille. «Nel 2019 le tecnologie Blockchain e Distributed Ledger si sono consolidate e oggi sono guardate con grande interesse da tutti: sviluppatori, startup, aziende, big tech, pubbliche amministrazioni, governi e istituzioni», sottolinea Valeria Portale, co-direttore dell’Osservatorio, «sono cresciuti molti progetti avviati negli anni precedenti, sono state migliorate le prestazioni delle piattaforme, sono in arrivo importanti innovazioni tecnologiche. Ma sono ancora poche le applicazioni delle aziende in tutto il mondo perché il mercato fino a oggi si è concentrato sulla realizzazione di nuove piattaforme che richiedono mesi o anni per passare al progetto operativo, piuttosto che sullo sviluppo di applicazioni e progetti».
Italia seconda in Europa. Stati Uniti, Corea del Sud e Cina occupano le tre posizioni del podio nella classifica dei Paesi più attivi, rispettivamente con 53, 31 e 29 progetti censiti. In Europa al primo posto si piazza il Regno Unito con 17 progetti mentre l’Italia, con 16 progetti censiti, occupa il secondo posto. Il report, nell’evidenziare che nella penisola si registra un buon fermento sul tema, sottolinea che gli investimenti in Blockchain e Distributed Ledger si concentrano, per oltre il 40% della spesa, nei settori della finanza e delle assicurazioni, ma è molto attivo anche l’ambito supply chain e tracciabilità di prodotto, in particolare nell’agroalimentare, nonché nella Pubblica Amministrazione. Ma appena il 12% delle grandi e il 3% delle medio-piccole pensano che le tecnologie blockchain impatteranno sul proprio business nei prossimi cinque anni. «Per il pieno sviluppo delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger nel prossimo futuro è necessario innanzitutto chiarire il contesto regolamentale, che attualmente è frammentato e non uniforme», evidenzia Francesco Bruschi, co-direttore dell’Osservatorio, «bisogna creare nuove applicazioni, focalizzandosi su quelle in grado di creare benefici concreti e reali. Nel 2020 ci attendiamo un ulteriore sviluppo, in particolare nell’ambito della «finanza decentralizzata», con prodotti finanziari realizzati tramite protocolli sicuri e trasparenti senza intermediari, e di nuovi sistemi monetari per cui, forse, potremo assistere alle prime valute digitali emesse da banche centrali».
Tra vantaggi e ostacoli. Secondo gli esiti scaturiti dalla ricerca, sul fronte dei benefici riscontrati dalle grandi aziende che hanno già avviati 34 progetti censiti, si registra un migliore rapporto con partner e fornitori per condividere informazioni (evidenziato dal 35% del campione), la riduzione di frodi e manipolazione dati (29%), una migliore riconciliazione di dati e pagamenti (29%), la maggiore fiducia verso partner e fornitori (26%), una maggior fiducia da parte dei clienti (26%) e l’automatizzazione dei processi (26%). L’analisi indica anche il fondamentale ruolo rivestito dal top management nell’avvio dei progetti: nel 69% dei casi risulta come il principale promotore delle sperimentazioni. Sul fronte opposto, il basso numero di progetti operativi censiti in Italia non è da imputare esclusivamente ad una mancanza di fiducia nelle tecnologie ma anche alle scarse conoscenze, competenze e limitate risorse allocate per la gestione di progetti che richiedono alta complessità. Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio, su 75 grandi aziende italiane con qualche esperienza riguardante le tecnologie blockchain, è emerso che il 52% ha sviluppato una visione strategica, conoscendo la tecnologia e comprendendo la portata rivoluzionaria, ma solo il 9% ha già definito persone e risorse economiche da destinare a tale scopo. E ancora, il 45% ha attivato sperimentazioni o progetti operativi mentre il 55% non ha ancora realizzato nulla.
Antonio Longo, ItaliaOggi Setta