È incredibile il numero di persone che «investono» soldi attraverso il web senza alcuna garanzia. Non ha usato mezze parole il presidente della Consob, Paolo Savona, per descrivere un fenomeno tanto taciuto e tanto diffuso. Al punto che la Commissione per le società e la Borsa, guidata dallo stesso ex ministro Savona, negli ultimi sei mesi ha messo il bavaglio a un centinaio di siti che, promettendo fantasmagorici investimenti, frequentemente non rispettavano la legge approfittandosi dei risparmi di un pubblico sempre più vasto.
«Da luglio quando il Parlamento ci ha dato il potere di chiudere i siti di raccolta illecita di denaro, sono stati chiusi oltre 100 siti». Ha detto ad Ancona il presidente della Consob, Paolo Savona, che in un workshop all’Istao (Istituto Adriano Olivetti), in ricordo dell’economista Giorgio Valeriano Balloni, è intervenuto sul tema delle criptovalute, su «Come conciliare finanza e attività produttiva nell’era fintech». «È incredibile – ha detto Savona – il numero di persone che dà i soldi senza nessuna garanzia». Savona ha illustrato la propria tesi sulle criptovalute, ricordando quanto aveva detto alla Borsa di Milano a giugno dopo il suo insediamento alla Consob: «o le cryptocurrency sono pubbliche, o sono disastro per il sistema».
«La moneta ha tre caratteristiche: – ha spiegato – mezzo scambio, serbatoio di valori e mezzo liberatorio dei debiti che possono essere pagati solo con moneta che deve essere legale. Io ti do moneta elettronica, – ha esemplificato l’ex ministro -, tu mi dai la tua moneta con cui faccio gli investimenti. Idea favolosa ma poi chi paga il debito che hai creato? Chi lo garantisce? Ha potere liberatorio?. Se io ho un debito con te – ha aggiunto -, mi accetti i token di una delle 80 imprese americane Ico (Initial coin offering) che si sono finanziate e che non funzionano più? Chi garantisce che la moneta ha valore di scambio, liberatorio nei pagamenti, non può essere che lo Stato». Il presidente Consob ha comunque rilevato come l’evoluzione tecnologica sia «inarrestabile» e ha ricordato come in Cina sia stata espressa l’intenzione per il 2020 di creare un «Yuan criptocurrency: trasformano la moneta fisica, ma è lo Stato che lo fa. Come sostengo io, lo Stato deve creare questa moneta».
Stefano Righi, Corriere.it