Leonardo Del Vecchio il 22 maggio 2019 soffierà sull’ottantacinquesima candelina. Ma l’età sembra proprio essere questione di poco conto per l’imprenditore italiano “self made” per eccellenza, che, cresciuto nell’orfanotrofio milanese dei Martinitt, nel corso di una vita ha costruito un impero miliardario. Così, il fondatore del gruppo degli occhiali Luxottica, di recente convolato a nozze con la francese Essilor, in questi primi scorci di 2020 non sembra certo restare con le mani in mano.
Le ultime cronache finanziarie vedono infatti la società immobiliare Covivio, di cui Del Vecchio è primo socio al 25% oltre che vicepresidente, molto attiva nell’acquisizione di alberghi di lusso. Più nel dettaglio, a inizio anno, Covivio Hotels ha annunciato di avere firmato un contratto per l’acquisizione da Värde Partners di un portafoglio di otto hotel situati a Roma, Firenze, Venezia, oltre che a Nizza, Praga e Budapest, per 573 milioni di euro. Inoltre, la ex Foncière des Régions (di cui già Del Vecchio era primo azionista) ha annunciato l’acquisizione di un hotel Hilton a Dublino per 45,5 milioni di euro. Queste operazioni, spiega una nota di Covivio, il cui patrimonio vale 23 miliardi, “segnano la prosecuzione dello sviluppo europeo nelle principali destinazioni turistiche in Italia, Repubblica Ceca, Ungheria e Irlanda”.
Me se queste operazioni riguardano Del Vecchio in maniera più che altro indiretta, in un certo senso da spettatore, il blitz in Mediobanca degli ultimi mesi del 2019 lo chiama in causa in prima persona. La Delfin, il veicolo lussemburghese di famiglia, ha fatto capolino tra i principali soci della banca di Piazzetta Cuccia dal mese di settembre, quando ha annunciato di avere in portafoglio quasi il 7 per cento. Da lì in poi l’ascesa nel capitale di Mediobanca non si è fermata, fino a che la Delfin non si è portata appena sotto la soglia del 10 per cento. Una partecipazione che proietta l’ex Martinitt al primo posto tra gli azionisti della banca storico crocevia – sia pure un po’ appannato – degli affari italiani, davanti al gruppo di Vincent Bolloré, ai fondi della Blackrock e alla Mediolanum della famiglia Doris.
E pensare che proprio con la Mediobanca guidata da Alberto Nagel Del Vecchio si era scontrato nella riorganizzazione dell’Istituto di ricerca oncologico di Milano, lo Ieo. Lì per lì il fondatore di Luxottica, nonostante l’appoggio di Unicredit, era stato costretto a soccombere ma c’è chi fa notare che con l’acquisizione della massiccia quota in Mediobanca si stia già prendendo la sua rivincita.
Impossibile poi non notare come Mediobanca, a sua volta, sia la prima azionista al 13% delle Assicurazioni Generali, che ancora più di Piazzetta Cuccia da sempre rappresenta il “salotto buono” dei poteri finanziari italici. E siccome Del Vecchio custodisce in portafoglio anche una partecipazione diretta del 4,9% del gruppo triestino, l’ascesa nel capitale di Piazzetta Cuccia lo colloca al vertice dei grandi soci del Leone, di fatto davanti a Francesco Gaetano Caltagirone (che ha in portafoglio il 5% delle Generali). Memorabile, tra l’altro, l’intervista dell’aprile 2012 in cui l’imprenditore classe 1935 chiese la testa dell’allora amministratore delegato delle Generali, Giovanni Perissinotto. A ben vedere, la ottenne nel giro di poco, dimostrando di contare già parecchio nel salotto triestino.
Considerando soltanto le partecipazioni dirette e le capitalizzazioni di Borsa, oggi Del Vecchio tra Covivio, Mediobanca e Generali mette insieme qualcosa come 4 miliardi e mezzo. Poi c’è la partecipazione di maggioranza pari al 32,7% in Essilor Luxottica che da sola vale circa 19,8 miliardi e che nonostante ciò non gli ha (ancora) consentito di fare passare con i soci francesi il proprio candidato ad amministratore delegato, ossia il suo manager di fiducia Francesco Milleri.
Lo scorso maggio, dopo l’esplosione di tutta una serie di tensioni da tempo sottotraccia, Del Vecchio e Hubert Sagnieres, rappresentante dell’ala francese, avevano dato il proverbiale colpo al cerchio più uno alla botte affidando alcuni poteri a Milleri, ad di Luxottica Group, e a Laurent Vacherot, ad di Essilor International. Ma resta la necessità di un timoniere unico che conduca l’azienda anche attraverso le fasi più problematiche (come quando si è saputo della truffa nello stabilimento in Thailandia).
In attesa di capire se il 2020 sarà l’anno in cui i soci italiani e francesi convergeranno verso un nome comune per la guida di Essilor Luxottica, per il 2019 Forbes ha calcolato per Leonardo Del Vecchio una ricchezza netta complessiva pari a 19,8 miliardi di dollari, pari circa a 17 miliardi di euro. Una cifra importante che proietta il patron di Luxottica al cinquantesimo posto della classifica mondiale dei miliardari e al secondo posto tra quelli italiani, alle spalle di “mister Nutella” Giovanni Ferrero. E una cifra che da sola vale più dell’intero giro d’affari della stessa Essilor Luxottica, che nel 2018 ha totalizzato poco più di 16 miliardi.
Carlotta Scozzari, Business Insider Italia