“Oggi siamo abituati ad una evoluzione lineare della maturità tecnologica, cioè noi pensiamo che c’è prima la ricerca di base, poi la ricerca applicata, il trasferimento delle conoscenze e poi l’industrializzazione. Dal mio punto di vista questa visione è completamente superata, perché sempre di più la velocità dell’evoluzione delle conoscenze fa sì che la maturità tecnologica non sia un processo sequenziale, ma sempre di più un processo che viene sviluppato in parallelo”. Lo ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, nel corso del suo intervento all’inaugurazione online dell’anno accademico 2020/21 del Gran Sasso Science Institute dell’Aquila. “Sempre di più ricerche di base – ha proseguito – diventano uno strumento indispensabile per raggiungere il mercato e nuovi prodotti che siano tecnologicamente competitivi. Questo è un grande cambiamento rispetto alle abitudini che noi abbiamo nelle nostre logiche. Anche l’ultimo caso del vaccino Pfizer e del vaccino di Moderna, ci dimostra come una tecnologia completamente nuova di tipo biotecnologico ha consentito in pochi mesi di poter arrivare addirittura alla produzione di un vaccino che poi si utilizza su scala globale. Questo cambiamento ci fa pensare sempre di più e ci fa dire sempre di più che noi dobbiamo tenere al centro della nostra ricerca applicata la ricerca di base. E questo lo dobbiamo fare nei contenuti, che è un aspetto estremamente importante. Questo significa che, e l’esempio dell’Aquila è un esempio classico, c’ è una grande capacità di ricerca di base che poi va all’interazione con il sistema dell’impresa ad alta teconologia e va all’applicazione, quindi dei sistemi che sono sempre più integrati, più in parallelo e più vicini tra loro”. Il ministro si è poi soffermato sul tema delle infrastrutture di ricerca: “oggi per poter fare ricerca abbiamo la necessità di avere grandi infrastrutture di ricerca che abbiano una dimensione che sia anche sovranazionale. Questo è anche il modo per poter attrarre nuovi ricercatori e poter sviluppare le nuove tecnologie. Le grandi infrastrutture di ricerca servono a fare ricerca di base e a garantire poi anche il trasferimento di queste conoscenze all’applicazione industriale. Il caso del Laboratorio del Gran Sasso è un esempio e ci sono tanti altri esempi concreti di come tecnologie che nascono dalla realizzazione e dall’impiego di grandi infrastrutture di ricerca alla frontiera della conoscenza, diventano uno strumento indispensabile per i nuovi prodotti e nuove tecnologie”. “Quando oggi parliamo delle teconologie sfidanti europee – ha aggiunto Manfredi – parliamo dell’idrogeno, delle tecnologie quantistiche, del calcolo ad alte prestazioni e dell’intelligenza artificiale. Noi siamo in grado di separare la ricerca di base da quella applicata, e dall’implementazione industriale? Io penso che oggi non siamo in grado di farlo”. Secondo il ministro, “dobbiamo avere dei nuovi sistemi di innovazione, che noi abbiamo chiamato Innovation ecosystems, dove al centro c’è eccellenza scientifica, ricerca di base, ricerca di alta qualità e poi c’è collaborazione con le imprese e con i grandi centri di ricerca nazionale ed internazionali, ma c’è anche collaborazione con le istituzioni locali. Il caso dell’Aquila è uno degli esempi”. Infine Manfredi ha sostenuto che “dobbiamo fare rete. Nessuno è in grado da solo di poter affrontare queste sfide tecnologiche e strategiche. Dobbiamo fare rete in Italia, che significa avere delle reti tematiche nazionali che guardano alle grandi sfide che noi abbiamo davanti e che devono essere perfettamente integrate nelle reti europee. E poi l’Europa deve competere con il mondo perché oggi la competizione non è tra paesi, ma tra continenti. È una grandissima sfida che noi abbiamo davanti e, quindi, dobbiamo essere in grado di poter essere all’altezza di questa sfida. Lo possiamo fare solamente mettendo in campo le eccellenze che noi abbiamo, cioè il meglio. L’unica considerazione che noi dobbiamo fare è il merito e la qualità, lo dobbiamo fare però con una politica che sia inclusiva e che guardi al bene comune e lo dobbiamo fare con la consapevolezza e la responsabilità che oggi investendo e, soprattutto, innovando nel campo della ricerca e dell’università, stiamo mettendo in gioco il futuro del paese. Tutti noi abbiamo una grande responsabilità, mi auguro che tutti insieme riusciremo ad affrontare questa sfida in cui tutti noi crediamo. È una sfida difficile, ma la consapevolezza della difficoltà ci aiuta ancora di più ad essere tenaci e a cercare di raggiungere degli obiettivi che sono nell’interesse primario del nostro paese”, ha concluso il ministro.