Il covid ha accelerato la trasformazione digitale in Europa

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Presentati i risultati di un’indagine svolta in collaborazione tra Fondazione Nord Est e Bnl, su un campione di 300 imprese del Nordest, con oltre 20 milioni di fatturato, relativamente alle strategie realizzate e alle prospettive di investimento e ulteriore impegno nell’ambito della sostenibilità sociale e ambientale. Emerge che le aziende si sono concentrate soprattutto sui temi del risparmio energetico e riduzione dei consumi (oltre il 90%), investimenti in tecnologie che tutelano l’ambiente (82,7%), la riduzione dei rifiuti (77,7%) e delle immissioni in atmosfera (73,6%).
Meno praticate, ma già rilevanti nell’insieme del campione, le scelte più “radicali”: la riprogettazione dei prodotti (55,2%), il coinvolgimento di tutta l’organizzazione attraverso specifici corsi di formazione dei collaboratori e, infine, le attività di comunicazione esterna sulla sostenibilità che valorizzino il profilo green dell’azienda e il suo impatto sul territorio (35,6%). Sul fronte della sostenibilità sociale, meno diffusa rispetto a quella ambientale, le principali azioni implementate sono state quelle dirette verso i propri dipendenti: in particolare, utilizzo dello smartworking (quasi l’80% come ci si poteva attendere in questa fase di Covid-19), orari flessibili (50,3%) e mensa aziendale (46,6%). Tra gli europei che hanno visto espandere il loro uso delle tecnologie digitali durante la pandemia, la risposta è stata ampiamente positiva. Il 46% ha affermato che l’esperienza ha insegnato loro nuove competenze e un terzo (33%) ha dichiarato che gli ha fatto venire voglia di provare nuove tecnologie. I benefici sono stati particolarmente evidenti per le generazioni più anziane, con il 55% di quelle di età pari o superiore a 55 anni che ha confermato che il maggiore utilizzo della tecnologia ha reso la loro vita più facile. A livello di Paese (lo studio è stato condotto in Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna e Regno Unito), l’accoglienza positiva è stata più clamorosa in Polonia, dove il 65% degli intervistati ha convenuto che il maggiore utilizzo della tecnologia ha semplificato la loro vita e il 61% ha affermato di aver imparato nuove competenze. Mentre la maggior parte degli europei (51%) concorda sul fatto che le tecnologie digitali semplificano la vita e sono generalmente favorevoli all’aumento della digitalizzazione in tutta l’economia, la ricerca rivela disaccordo sul ritmo e sulla portata della trasformazione digitale che da ritenersi appropriata per il futuro. Due europei su cinque ritengono che le tecnologie digitali si stiano diffondendo troppo rapidamente, mentre quasi lo stesso numero (39%) afferma che il ritmo del cambiamento è schiacciante. Questo forse non è sorprendente data l’accelerazione nella trasformazione digitale che abbiamo visto come risultato del Covid-19. La stragrande maggioranza degli intervistati (97%) nutre qualche preoccupazione per i rischi del crimine informatico per la mole sempre maggiori di dati e attività che vengono spostati online. Oltre un quarto (27%) ha indicato di essere estremamente preoccupato. Anche le implicazioni sociali legate alla tecnologia digitale pesano molto sulle menti di molti europei. Infatti, il 96% degli europei è preoccupato per l’uso improprio delle tecnologie digitali per diffondere notizie fuorvianti o errate. Sebbene il potenziale di diffusione di fake news tramite le tecnologie digitali sia una preoccupazione significativa in tutti i Paesi analizzati, questi timori sono più pronunciati in Spagna, con il 40% degli intervistati spagnoli che afferma di essere estremamente preoccupato per questo problema. La preoccupazione sulla diffusione di fake news riguarda invece il 61% degli italiani.