“Lo smart working introdotto in Saipem con il progetto FlexAbility in collaborazione con il Politecnico di Milano sta dando dei risultati molto incoraggianti. Del resto da sempre non tutti lavorano nella stessa location, in quanto siamo presenti in più di 60 Paesi, e con fusi orari diversi: Saipem è una impresa che ha nel suo DNA questa modalità di lavoro”. A dirlo è Francesco Caio, nella foto, presidente di Saipem, nel corso del suo intervento al convegno dal titolo “Smart Working: il futuro del lavoro oltre l’emergenza” organizzato dal Politecnico di Milano.
“La pandemia da Covid-19 ci ha ricordato di potenzialità di innovazione che sono rimaste latenti per anni, in primis lo smart working. L’Italia – continua Caio – è un Paese che sotto questo aspetto ben si adatta a una ricostruzione e riorganizzazione post Covid. È dotata di numerose zone dell’entroterra che via via si stavano spopolando, come i nostri magnifici borghi, con una ricchezza e diversità di arte, cultura e natura”. “Lo smart working – prosegue il presidente di Saipem – ci offre oggi l’opportunità di ripensare a tutta la società: dal welfare ai trasporti con una progettualità alta che ripensi anche il rapporto tra centri urbani, periferie e aree interne”. “Dobbiamo però essere consapevoli che per ottenere cambiamenti reali e risultati sostenibili è necessario adottare una disciplina ‘siderurgica’ nel processo di digitalizzazione delle nostre imprese: investimenti e tanto lavoro per creare infrastrutture materiali e immateriali quali tassonomie dei dati, processi di condivisione delle banche dati e sicurezza. Questo richiede progetti con obiettivi chiari e misurabili, metodi di lavoro robusti e trasparenti, e tanta comunicazione per condividere, includere e motivare tutte le persone coinvolte”, conclude Caio.