(di Tiziano Rapanà) Gigi Proietti è morto. Questa mattina, all’alba, nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Roma lo piange. Da giorni era stato ricoverato a Villa Margerita per problemi cardiaci. In questo momento risuonano nei palazzi di fronte alla clinica le note di Barcarolo romano, uno struggente pezzo della storia della canzone romana, nella versione di Gigi Proietti. Il brano è stato inciso dai più grandi interpreti della canzone vernacolare, da Lando Fiorini ad Alvaro Amici. L’interpretazione di Proietti resta un unicum impareggiabile. Vi dicevo di Roma, che piange uno dei suoi figli più illustri. Qui Proietti è nato ed è diventato artista. Grazie a Proietti, la città ha potuto ricevere in dono tre teatri. L’ultimo, il Ciak, si trova in via Cassia. Molti lo ricordano come il mitico maresciallo Rocca, ma per Roma Proietti è soprattutto Mandrake, lo scommettitore sfigato Bruno Fioretti protagonista di Febbre da cavallo. Guai a toccare, ai romani, il caposaldo della loro cultura popolare: per loro non è un film, ma un testo audiovisivo sacro da venerare. Come ben descrive Fulvio Abbate, nel suo libro dedicato a Roma, “non c’è bar-tabacchi-ricevitoria della città che non ne mostri il manifesto con dedica autografa dei protagonisti, alle spalle della cassa”. Carlo Verdone e Tullio Solenghi vogliono che si intitoli il teatro Brancaccio a Proietti. Altri personaggi eminenti e non chiedono iniziative che onorino la statura artistica dell’attore. Molti esprimono il loro cordoglio con parole affettuose. Ho voluto fare una chiacchierata con Salvatore Marino, attore e allievo di Proietti ai tempi del mitico Laboratorio di esercitazioni sceniche. Marino è stato anche uno degli attori protagonisti della sitcom di Rai2, Villa Arzilla, scritta da Mario Castellacci e diretta da Proietti negli anni novanta. “È stata una perdita enorme”, mi confida, “aveva ancora tante cose da fare”.
Dimmi della tua esperienza al laboratorio di Proietti.
Per me fu un onore entrare a far parte di quel progetto. Gigi mi aveva scelto e questo fu molto bello. Poi, dopo la formazione, lavorai con lui in vari spettacoli. Era la prassi, molti suoi allievi lavorarono con lui.
Dove vi esercitavate?
A Trastevere, in vicolo dei panieri, al teatro Spazio Uno. Era un teatrino off. Noi stavamo lì, anche se la sede storica era al Brancaccio.
Raccontami la routine della vita in laboratorio.
Si entrava alle 10 e si usciva alle 18. Fu un corso intensivo durato due anni. Il laboratorio ha fatto la storia, insieme alla Bottega di Gassman.
Se non sbaglio la Bottega aveva sede in Firenze.
Sì e si era instaurato una sorta di gemellaggio. Gli allievi di Gassman venivano al laboratorio e noi andavamo a Firenze.
Raccontami qualcosa di più della vita in laboratorio.
Era un luogo di preparazione a tutto tondo. Noi avevamo scelto la strada del teatro brillante. La mattina facevamo dei corsi molto duri di canto e danza. Il pomeriggio si facevano le esercitazioni sceniche. Si affrontavano i classici del teatro: da Ibsen a Shakespeare e Pirandello.
Da quello che capisco, siete stati formati ad affrontare tutte le sfumature del teatro.
Sì. E non solo. Facevamo degli stage lunghi con professionisti di grande livello, che erano amici di Gigi. Ti parlo di Rossella Falck, Paolo Panelli, Nanni Loy. Questo ci ha messo nelle condizioni di entrare subito nel mercato, perché questi grandi signori dello spettacolo ci permettevano di lavorare con loro.
Se non sbaglio, frequentavate le lezioni gratuitamente.
No, e ti dico di più. Ricevevamo un rimborso per il costo dei mezzi pubblici. E chi veniva da fuori Roma, riceveva il rimborso anche del vitto e alloggio.
Qual è il primo lavoro che avete fatto insieme?
Il Cyrano a teatro, con le musiche di Fiorenzo Carpi. C’erano quasi tutti i ragazzi del laboratorio di quell’anno: Francesca Reggiani, Giampiero Ingrassia…
Avete fatto anche molta televisione insieme.
Ho fatto due varietà con lui…
Raccontameli.
Il primo si chiamava Di che vizio sei?, che andava in onda in Montecatini. Del secondo varietà, non ricordo il titolo. Fu registrato a Milano e se non ricordo male fu un programma pomeridiano. Poi facemmo, in seguito, Club ’92. Questi programmi erano stati scritti da Mario Castellacci. In tv sono nati i personaggi più noti di Gigi: lo sketch di Toto e la sauna nasce in Di che vizio sei?, così come il mitico Pietro Ammicca è stato creato durante Club ’92.
Parlami di Villa Arzilla, la sitcom diretta da Proietti.
È stato un grande regalo. Gigi mi ha coinvolto in questa operazione, perché era una persona che aveva molta simpatia per i propri allievi. Inizialmente il mio personaggio non esisteva. Gigi chiese a Castellacci, di inventare un personaggio adatto a me. Il programma mi ha permesso di lavorare con mostri sacri come Ernesto Calindri, Caterina Boratto, Giustino Durano. Nel cast c’era pure Giorgio Tirabassi.
Com’era Proietti come regista?
Straordinario, aveva una capacità unica di spiegarti la scena da interpretare. Noi giravamo con i tempi teatrali, la puntata bisognava farla come se fosse un atto unico. Era molto difficile girare così, dovevi imparare il testo a memoria in due giorni. Non tutti ci riuscivano e il suggeritore ha aiutato a portare a termine la puntata. Giustino Durano e Caterina Boratto usavano l’auricolare, per cogliere i suggerimenti. Ernesto Calindri, no: aveva una memoria di ferro.