In Sardegna la produzione di olio extravergine d’oliva (Evo) sarà quasi dimezzata quest’anno: l’Apos, l’Associazione produttori olivicoli sardi, stima un calo di circa il 45% rispetto alla media annua del periodo 2005-2010, che si aggira attorno agli 85 mila quintali. Il calo – a parte l’annata catastrofica del 2018 con appena poco più di 16 mila quintali – è una tendenza che si sta consolidando negli ultimi anni, a causa delle anomali climatiche, ma la qualità dell’olio (45 mila-50 mila quintali previsti) sarà eccellente. “La stagione quest’anno è partita con largo anticipo, il 20 settembre, rispetto alla solita apertura dei frantoi a fine ottobre”, spiega l’agronomo di Apos, Nicola Garippa . “Nel fine settimana, con l’apertura di Lanusei, tutti i frantoi saranno in piena attività. Gli eccessi di caldo di questa estate hanno accorciato il ciclo delle piante che poi ristorate dalle abbondanti piogge di inizio autunno sono state portate nelle condizioni ottimali in anticipo”.
“Inoltre”, aggiunge Garippa, “le aziende, anticipano la raccolta perché hanno tecniche di produzione più raffinate e sono sempre più attente alla qualità”.
La media produttiva di olio Evo degli ultimi anni in Sardegna si è dimezzata rispetto a quella di 10 anni fa: fra il 2015 e il 2018 si è ridotta a poco meno di 46 mila quintali, secondo dati Ismea–Unaprol. Hanno contribuito siccità, gelate, vento o troppe e violente piogge. L’olivicoltura – ricorda Coldiretti Sardegna – è uno dei settori che più sta pagando gli effetti dei cambiamenti climatici. L’anno scorso la produzione è stata abbondante al nord Sardegna e disastrosa nel sud. Quest’anno anche il sud sembra recuperare (eccetto Oristano dove le gelate tardive hanno lasciato un pesante segno), mentre nel centro e nord dell’isola le produzioni tengono, pur essendo comunque un’annata di scarica. “Siamo comunque ai primi posti in Italia e nel mondo”, precisa il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, “come confermano i numerosi riconoscimenti che conquistiamo nei più importanti concorsi e rassegne nazionali e internazionali. Il nostro olio è anche il simbolo della dieta mediterranea, classificata come migliore dieta al mondo del 2020 su 35 regimi alimentari presi in considerazione da U.S. News & World’s Report’s”.
La Sardegna si posizione al nono posto tra le regioni italiane produttrici, in una classifica guidata da Puglia, Calabria e Sicilia. Nell’isola operano circa 34mila aziende. La superficie coltivata ad olivo è di oltre 39 mila ettari (oltre il 3% di quella italiana) e conta oltre 6 milioni di piante, pari a al 2,8% circa del patrimonio italiano. Circa il 40% dell’olio Evo è prodotto nel nord Sardegna (Sassarese) mentre oltre il 60 per cento delle olive da mensa nel sud Sardegna. Nell’isola si produce circa l’1,5 dell’olio Evo italiano anche se la Sardegna è terza nella vendita dell’olio marchiato Dop nella Penisola. La varietà di gran lunga più coltivata è la ‘Bosana’ (circa il 60%) soprattutto nel Nord Sardegna. Hanno rilevanza anche la Semidana nell’Oristanese (ma si sta diffondendo in tutta l’isola), l’Ogliastrina nel Nuorese, la nera di Villacidro nel Monte Linas, la nera di Gonnos e la Tonda di Cagliari nel Campidano e nel Parteolla.