“Internet è un rifugio per i ragazzi che muoiono dentro. Preadolescenti e adolescenti che solo all’apparenza stanno bene. La fuga più semplice e a portata di mano è un mondo virtuale, che li cattura. Ma quello schermo, quella vita non vera può trasformarsi in un boomerang, perché soprattutto lì il preadolescente si trova ad affrontare un gruppo che ha i suoi rituali, spesso terribili, ‘giochi’, riti di passaggio che rendono quella realtà adrenalinica, ma anche un baratro senza ritorno”. A mettere in guardia è la psicopedagogista Antonella Elena Rossi, responsabile del progetto benessere di OPERA, l’Osservatorio per Educazione al rispetto e all’autostima del Comune di Verona, a commento del suicidio dell’undicenne di Napoli. “Il senso del non ritorno, li può portare ad un profondo disagio, ad un distacco dalla realtà talmente pericoloso che li porta a gesti estremi, come quello dell’undicenne di Napoli”, dice l’esperta. “La morte di un adolescente è una tragedia che comincia da lontano, da segnali che sono ignorati sopratutto in famiglia e anche a scuola”, aggiunge. “Per salvare e fermare questa strage silente dobbiamo cambiare lo sguardo. Spesso il silenzio dei ragazzi è assordante e si rifugiano in luoghi che noi come adulti non conosciamo e non siamo abituati a frequentare, per questo ci sembrano incomprensibili”, spiega la psipedagogista. Secondo l’esperta anche il buon esempio che l’adulto deve dare è centrale. “Il mondo dell’adultitá deve essere il mondo della regola, dei punti fermi, della chiarezza, un adulto che è ambiguo che non è di esempio, che non rispetta l’altro che critica, giudica e non è accogliente, darà al proprio figlio o studente la certezza che il mondo degli adulti sia un mondo aggressivo ma soprattutto privo di etica. Per cui quando un adulto, anche dietro uno pseudonimo, dietro una tastiera scrive insulti, frasi offensive non solo nuoce a se stesso ma a chiunque lo legga, compreso una giovane vita, che piena di speranze si sta affacciando alla vita”, conclude Antonella Elena Rossi.