Tanti lavoratori pranzano ogni giorno fuori casa usando i buoni pasto che le aziende danno in sostituzione della classica mensa: d’ora in poi sarà più facile pagare con i ticket elettronici che saranno accettati da più esercizi commerciali dal momento che, grazie al decreto semplificazioni diventato legge, i pubblici esercizi potranno leggere i buoni pasto elettronici su un unico dispositivo, a prescindere da quale sia la società emettitrice, diversamente da quanto accadeva prima quando ogni tipo di ticket aveva un suo pos.
I buoni pasto in Italia. Il buono pasto è un titolo di pagamento dal valore predeterminato (stabilito dal datore di lavoro) che l’azienda consegna ai propri dipendenti come servizio sostitutivo della mensa. Può essere utilizzato sia durante la pausa pranzo, come effettivo pagamento del pasto, oppure per l’acquisto di prodotti alimentari presso tutti gli esercizi convenzionati con le società che li emettono.
Possono essere emessi sia sotto forma cartacea, sia sotto forma di tessere elettroniche dotate di microchip, da usare con un terminale presso l’esercente, e vengono accettati da ristoranti, pizzerie, trattorie, bar, take away, fast food, gastronomie, supermercati e ipermercati convenzionati.
Secondo un’analisi di Fipe-Confcommercio, Federdistribuzione, Ancd Conad, Ancc Coop, FidaConfcommercio e Confesercenti, in Italia sono circa 10 milioni i lavoratori che pranzano fuori casa in mensa, al bar, al ristorante, o direttamente sul luogo di lavoro con il pasto comprato o portato da casa.
Da questo punto di vista gli stili alimentari dei lavoratori delle grandi aree metropolitane hanno subito forti cambiamenti: oggi in maggioranza hanno la cena come pasto principale e soltanto uno su due pranza in casa; inoltre, la quota di persone che pranza in casa continua a scendere: in dieci anni è passata dal 58,9 al 54,2%.
In tutto ciò, il contante resta la forma di pagamento più utilizzata per il pranzo fuori casa, mentre il buono pasto viene subito dopo la moneta elettronica, ma per i dipendenti che ne usufruiscono è proprio questo strumento la forma di pagamento più utilizzata pepasteggiare fuori casa.
Oggi sono circa 2,8 milioni i lavoratori che utilizzano questo servizio (di cui 1,8 milioni occupati nel settore privato e poco meno di un milione in quello pubblico).
Il volume d’affari del 2019 di questo settore è stimato in 3,2 miliardi di euro, mentre il valore medio di un buono pasto è di 6,20 euro; negli esercizi convenzionati si spendono, ogni giorno, poco meno di 13 milioni di euro per mezzo di buoni pasto.
L’offerta dal lato degli emettitori è fortemente concentrata: l’azienda leader ha una quota di mercato che supera il 40% mentre le prime cinque superano, insieme, l’80%.
Decisamente diffusa è, invece, la rete degli esercizi nei quali è possibile spendere i ticket: si tratta di oltre 100 mila attività tra ristoranti, trattorie, pizzerie, fast food, bar, pub, paninerie, enoteche, esercizi commerciali al dettaglio, grande distribuzione organizzata e così via.
Cosa cambierà. La gestione del buono pasto elettronico poteva essere problematica per molti esercizi convenzionati.
Mentre nei sistemi di pagamento effettuati con carte di credito e di debito da tempo c’è un unico terminale, per i buoni pasto gli esercizi convenzionati sono spesso costretti a tenere un pos per ogni emettitore dal momento che ogni tipo di buono pasto ha un suo terminale, il che significa moltiplicare i costi oltre che creare confusione alla cassa.
Tutto ciò può tradursi in uno svantaggio anche per il consumatore dal momento che molte attività hanno scelto di non accettare tutti i tipi di ticket digitali a causa delle spese di gestione.
Ai costi dell’hardware, infatti vanno aggiunti quelli relativi alla singola transazione: di solito il costo è fisso e varia tra i 5 e i 20 centesimi di euro, fino ad arrivare, in alcuni casi, a 65 centesimi; supponendo un volume d’affari di 1.500 euro al mese generato dai buoni pasto, l’incidenza dei costi del pos è pari al 6% che aggiunto alla commissione arriva a superare il 25%.
La novità è che pochi giorni fa è stata è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la legge n. 120/2020 di conversione, con modificazioni, del dl n. 76/2020 cosiddetto «Semplificazioni»: le commissioni affari costituzionali e lavoro di Palazzo Madama hanno approvato due emendamenti, sostenuti dalla maggioranza di governo, che prevedono l’introduzione del Pos unico per i buoni pasto elettronici.
In particolare, è stato introdotto l’articolo 40-bis che modifica l’articolo 144 del Codice dei contratti pubblici (dlgs n. 50/2016), inserendo, in materia di buoni pasto elettronici, l’obbligo di garantire agli esercizi convenzionati un unico terminale di lettura.
Dunque, a prescindere da quale sia la specifica società emettitrice, i pubblici esercizi potranno accettare i buoni pasto elettronici tramite un dispositivo unico, riuscendo così ad abbattere alcuni costi legati all’installazione e alla complessa gestione dei vari lettori.
Questo significa che per i consumatori sarà più facile usare i buoni pasto elettronici, con una maggiore scelta di tavole calde, bar, ristoranti che li accetteranno.
Per le modalità di attuazione delle nuove disposizioni sarà necessario attendere un apposito regolamento in materia di servizi sostitutivi di mensa, sotto forma di decreto del ministero dello sviluppo economico di concerto con ministero dei trasporti e Anac.
Il Pos unico, inoltre, contribuirà a una minore circolazione di contanti a favore di un aumento della moneta in formato elettronico, con effetti positivi anche sul fronte della lotta contro l’evasione fiscale.
Irene Greguoli Venini, ItaliaOggi Sette