L’esperienza della Mit di San Quirino e un pool di almeno 20 aziende del distretto della meccatronica pugliese collaborano per la Fase 3
Alleanza anti Covid nord-sud, Friuli Venezia Giulia e Puglia, per realizzare un impianto robotizzato per la produzione, tutta italiana, di mascherine chirurgiche ed FFPP2. Dal nord l’esperienza della Mit srl – azienda friulana di San Quirino che fa parte di Microglass Group (laboratorio di R&S accreditato Miur che opera nella innovazione applicata all’elettrotermia) -che ha progettato e brevettato il sistema Dry Sterlizer, un macchinario che sterilizza le mascherine prima del loro confezionamento in pezzi singoli che vengono pressati e sottoposti ad elevate temperature (fino a 150 gradi) per essere sterilizzati a secco e in continuo, senza uso di agenti chimici né di vapore.
Il distretto della meccatronica
Dal sud l’impegno di un pool di almeno 20 aziende del distretto della meccatronica pugliese che, numeri alla mano , nella regione significa – secondo i dati di Unioncamere Puglia a fine 2019 – oltre 2200 imprese (per il 60% società di capitali) e 18100 addetti. Le 20 aziende hanno collaborato all’impianto vero e proprio, chiamato “Cento.1” che, con un ingombro di soli 35 mq., è capace di produrre 144.000 mascherine chirurgiche e FFPP2 al giorno.
Capofila del progetto
Capofila del progetto è la Mbl di Corato, nel barese, eccellenza pugliese della meccatronica e della robotica che, in piena pandemia, ha progettato e realizzato questo impianto interamente “made in Italy” e robotizzato di tipo”sartoriale”, cioè con margini alti e soluzioni non replicabili o derivate dalla imitazione di produzioni di serie proprie dei grandi gruppi. Sull’impianto, destinato agli imprenditori che, a loro volta, hanno voluto convertirsi nella produzione di mascherine, sono stati coinvolti costruttori di macchine ed impianti automatizzati, di impianti elettrici e quadristica elettrica, officine meccaniche di precisione, aziende di carpenteria meccanica, distributori e rivenditori di componentistica industriale di automazione, tutti attivatisi in tempi record per reperire componenti nel minor tempo possibile.
Policlinico di Bari
Così, tra gli altri, la Masmec di Modugno di Michele Vinci ha collaborato all’assemblaggio e montaggio dei “Cento.1”. Il politecnico di Bari ha definito i materiali e le caratteristiche che le mascherine devono avere per le aziende che hanno deciso di riconvertire le loro produzioni.Insomma un esempio virtuoso per la Puglia che ha visto la meccatronica confermare il ruolo guida fin qui avuto nel favorire la nascita dei distretti tecnologici, l’aumento dei laureati in ingegneria, la fondazione dell’Its “Cuccovillo”, insomma di un humus utile per sviluppare nuovi investimenti e fornire anche manodopera qualificata alle multinazionali, alle grandi e medie aziende da tempo localizzate nella regione.
Da qualche giorno “Cento.1” è prodotto in serie: «Attualmente abbiamo in produzione i primi 50 esemplari – spiega Luigi Maldera, general manager della Mbl Solutions, Sono tutti venduti, per il 50% in Italia (specie nel centro-Sud) e per il resto destinati a Sud-Africa, Spagna, Germania, Svizzera, Austria ed Ecuador».
Linea totalmente ingegnerizzata
La linea progettata, totalmente ingegnerizzata, con packaging finale delle mascherine e assistenza di un solo operatore diretto per turno di lavoro, è dunque in grado di produrre 6.000 mascherine per ora di lavoro, a ciclo continuo, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Questo caso di alleanza anti covid nord-sud è stato tenuto “a battesimo” dal presidente di confindustria Bari Bat, Sergio Fontana, che lo ha definito un caso esemplare del dinamismo e della capacità reattiva delle imprese del distretto. E piace molto a Cesare De Palma, presidente della sezione Meccanica (150 iscritti) pure di Confindustria Bari Bat, perchè è un modello: «Non ci sono altre strade -dice – se non quella della interazione e della collaborazione professionale per fare sistema, in modo fluido, e per far crescere le nostre aziende rispondendo alle molteplici esigenze del mercato che oggi non permette una specializzazione verticale».
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