Alla fine, nella sfida sul bonus bici, tra la squadra dello «scontrino semplice» capitanata dal Ministero dei Trasporti e quella dello «scontrino parlante» in mano al dicastero dell’Ambiente, il primo si è piegato al secondo. Dopo settimane di annunci e rimpalli, che di fatto hanno lasciato in un limbo il bonus mobilità istituito nell’autunno 2019 e modificato con il decreto Rilancio
(con l’intento di incentivare una mobilità alternativa a quella dei mezzi pubblici, rischiosi assembramenti in pieno Covid-19), il ministro Sergio Costa porta a casa un’apparente vittoria, con il Mit che fa un passo indietro e concede il suo “via libera” alla possibilità di avere il rimborso di massimo 500 euro per gli acquisti fatti a partire dal 4 maggio 2020 ma solo a chi è in possesso di una fattura o di uno scontrino parlante. Insomma, chi ha uno scontrino semplice a dimostrazione di aver comprato una bici, un monopattino o un segway non ha diritto al rimborso.
Ma, come detto, si tratta di una vittoria apparente. O, per meglio dire, momentanea. Il dicastero guidato dalla ministra Paola De Micheli, infatti, ha deciso alla fine di dare parere favorevole alla richiesta del ministro Costa solo perché ora la palla di questa estenuante partita passa al Mef, che deve mettere la bollinatura al decreto attuativo, sbloccando di fatto la messa online del portale – che il Ministero dell’Ambiente dice essere pronto da settimane – sul quale richiedere il rimborso o il buono spesa per gli acquisti futuri. E qui, il Mit confida che l’Agenzia delle Entrate faccia la sua parte e di fatto ricordi che il decreto Rilancio ha previsto un rimborso a tutti coloro che hanno comprato una bici o un monopattino a partire dal 4 maggio e che rientrano negli altri requisiti previsti. Insomma, si tratta di un rimborso retroattivo e che nessuno, al momento del varo del decreto, aveva chiarito la faccenda dello scontrino.
Naturalmente, gli acquirenti possono ancora tornare al negozio e chiedere di avere una fattura del vecchio acquisto, ma ci si deve rimettere al buon cuore del rivenditore. Più complesso, invece, ottenere uno scontrino parlante: fino alla fine del 2019 infatti erano esentati dall’avere un registratore telematico tutti gli esercenti che non arrivavano a 400 mila euro di fatturato. E il decreto Rilancio ha posticipato l’obbligo alla fine del 2021. In soldoni, la maggior parte dei rivenditori di bici e monopattini difficilmente può rilasciare uno scontrino parlante. Tutto questo, insomma, complica le cose. Nell’attesa che il Mef metta finalmente la parola fine su tutta la faccenda e sblocchi portale, rimborsi e voucher.
Corriere.it