‘Provocazione’ a Milano dove alla statua di Indro Montanelli che si trova ai giardini di Porta Venezia è stata ‘aggiunta’ una bambina di 12 anni. Si tratta di ‘un’opera’ dell”l’artivista’ (come ama definirsi) Cristina Donati Meyer, che ha ‘completato’ il monumento a Indro Montanelli, integrandolo con la bambina dodicenne, “schiava sessuale, che il giornalista comprò in Eritrea, durante l’occupazione italiana” si legge in una nota che aggiunge: “Non occorreva colorare la statua, era sufficiente aggiungere, sulle ginocchia del vecchio la bambina eritrea di 12 anni della quale abusò da soldato colonialista”. Elusa la sorveglianza della polizia e scavalcando la doppia fila di reti e transenne, l’artista-attivista, ha posato in braccio a Montanelli il fantoccio di una bambina eritrea e affisso un cartello esplicativo: ‘Il vecchio e la bambina’. Gli agenti della polizia sono intervenuti prontamente, interrotto la performance e fermato l’artista che dopo essere stata identificata è stata rilasciata dopo circa un’ora. “Non era mia intenzione deturpare il monumento, anzi. Quella statua ha avuto, dopo oltre un decennio, un ruolo fondamentale per riaccendere una discussione e una riflessione, mai fatta in Italia, su cosa significò l’invasione e colonizzazione italiana in Etiopia, Eritrea, Somalia e Libia”, afferma Cristina Donati Meyer che prosegue: “Gas nervino sulle popolazioni civili, bombardamenti, stupri di massa, stragi, schiavizzazione di ragazze e bambine, spose bambine, acquistate dalle famiglie, sottrazione di beni artistici e monumentali, risorse e terre. Dovremmo essere tutti grati a Montanelli e al suo monumento, il quale, fungendo- in taluni casi da capro espiatorio – ha consentito alle italiane e agli italiani di conoscere e fare i conti con un passato orrendo: quello delle guerre e aggressioni coloniali del fascismo”, conclude.